In Italia lo conosciamo soprattutto per aver interpretato il poliedrico e irriverente Driss in Quasi amici, ma Omar Sy è ormai una star internazionale che mette a segno un successo dopo l’altro. L’ultimo, cronologicamente, è Tirailleurs, film franco-senegalese che racconta la storia degli africani che durante la Grande Guerra vennero rapiti e obbligati ad arruolarsi dalla Francia.
Un padre e un figlio, (Sy e Alassane Diong), una guerra che non è la loro ma alla quale sono costretti a partecipare a causa del dominio coloniale sui loro territori. Attraverso i loro volti e le loro storie si fa luce su uno dei tanti tristi capitoli della storia francese in Africa.
Un film che ha richiesto 10 anni di lavoro e a cui Sy, che qui recita in lingua peul, tiene particolarmente. La scorsa primavera è stato presentato al festival di Cannes, dove ha aperto la sezione Un certain regard.
Per la sua tematica, Tirailleurs avrebbe potuto incontrare qualche resistenza da parte del pubblico francese, ma così non è stato e si è rivelato, invece, un trionfo. È il primo film francese dell’anno ad aver richiamato più di un milione di spettatori in sala, dove viene proiettato dal 4 gennaio. Al botteghino un vero successo, complici anche la raffinata regia di Mathieu Vadepied.
Omar Sy gioisce del risultato sui suoi canali social. “Non volevo fare una lezione di storia”, aveva dichiarato durante un’intervista anche per rispondere alle critiche di chi ha accusato il film di non aver tenuto conto delle altre nazionalità africane coinvolte. “Volevo porre l’attenzione sui fucilieri (i tirailleurs, appunto) in quanto uomini”.
E di uomini, tra il 1914 e il 1918, ne morirono tanti. Dall’Africa vennero reclutati circa 200mila fucilieri, di cui 134mila dall’esercito francese. Si conta che più di 30mila di loro persero la vita. (AB)