Entro sei giorni la Commissione elettorale nazionale era chiamata a proclamare i risultati provvisori delle legislative e regionali tenutesi il 29 aprile. Non rimaneva più dunque che la notte tra sabato 4 e domenica 5 maggio per farlo.
Ma forse si voleva profittare delle tenebre e del risveglio domenicale per impedire ogni reazione “scomposta” dell’opposizione di fronte a un risultato-tsunami grottesco: dei 113 seggi del parlamento, ben 108 (più del 95%) vanno al partito UNIR, da sempre al potere (1967) anche quando si chiamava RPT, e solo 5 al popolo dell’opposizione.
Euforia nel campo presidenziale che vede nel voto l’approvazione referendaria della nuova Costituzione (votata il 19 aprile scorso da un parlamento “scaduto” a dicembre… doveva essere firmata dal presidente lo scorso venerdì 3 maggio, ma…); “giorno triste” per il Togo, ribatte l’opposizione, che parla di risultati “surreali, inimmaginabili e ridicoli”.
Il Togo è una dittatura militare clanica (da quasi 60 anni al potere), dalla facciata civile. Una dittatura che sta tramutandosi in monarchia (dopo il padre Eyadema per 38 anni, ora è il figlio Faure, da 19).
Alla promulgazione della nuova Costituzione, i nuovi deputati eleggeranno il prossimo presidente della Repubblica dal potere onorifico, così come il presidente del consiglio, una specie di primo ministro, capo del partito che ha la maggioranza all’Assemblea nazionale, il parlamento.