Togo: morto in esilio l’oppositore Agbeyome Kodjo - Nigrizia
Politica e Società Togo
Il decesso improvviso alla vigilia delle elezioni legislative e regionali del 20 aprile
Togo: morto in esilio l’oppositore Agbeyome Kodjo
Costretto a fuggire dal paese dopo le presidenziali del 2020, l’ex primo ministro viveva nascosto nel vicino Ghana. Se n’è andato il 3 marzo a Tema: aveva 69 anni. Causa del decesso un “malaise” (malessere). Veleno?
06 Marzo 2024
Articolo di Elio Boscaini
Tempo di lettura 4 minuti
Agbeyome Kodjo Agbeyome Kodjo

Viveva in esilio dopo aver contestato in Togo il risultato delle elezioni presidenziali del 19 febbraio 2020 che lui riteneva di aver vinto contro Faure Essozimna Gnassingbe, presidente dal 2005, cioè dalla morte del padre.

Per quella elezione, Agbeyome Kodjo era riuscito a formare una coalizione di diversi partiti politici e organizzazioni della società civile che lo aveva convintamente sostenuto e che nell’ex arcivescovo di Lomé, ormai 89enne, mons. Philippe Fanoko Kpodzro, aveva trovato il mentore. Quella coalizione si era chiamata infatti Dynamique Mgr Kpodzro.

La sua morte indebolisce ancor più l’opposizione malata di lotte intestine e che il 9 gennaio scorso aveva già perso mons. Kpodzro, morto a 93 anni in Svezia, in esilio, perché pure lui era stato costretto a lasciare il paese dopo quelle “famigerate” elezioni.

Da quell’elezione del febbraio 2020, Kodjo non aveva mai smesso di dichiararsi “président élu” del Togo, denunciando – anche a Nigrizia, che lo aveva intervistato – una elezione manipolata. Secondo la Corte costituzionale, l’oppositore era arrivato secondo con il 19,46 % dei voti, dietro il presidente.

Proclamandosi vincitore e chiamando alla mobilitazione i togolesi contro il potere, nel marzo del 2020 aveva rinunciato all’immunità parlamentare, finendo arrestato per alcuni giorni in aprile dal servizio centrale di ricerche e investigazioni criminali, e quindi posto sotto controllo giudiziario.

Temendo un nuovo arresto, dopo avere una volta di più rivendicato la sua vittoria, era passato clandestinamente in Ghana a luglio, dando inizio così a un altro esilio, il suo ultimo.

Una piccola vittoria l’aveva comunque ottenuta quando, nel 2022, lo stato togolese era stato condannato dalla CEDEAO (Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale) che giudicava “arbitrari e illegali” la detenzione e l’arresto dell’oppositore nel 2020.

Laureatosi all’Università di Poitiers in Francia, il giovane Kodjo si era subito impegnato in politica. Allora regnava sul Togo il generale Etienne Gnassingbe Eyadema, padre dell’attuale presidente, che si gloriava di aver eliminato “il padre della patria” Sylvanus Olympio, il 13 gennaio 1963, in un colpo di stato che aveva fatto una sola vittima, il presidente, appunto.

Dopo la conferenza nazionale sovrana che nel 1991 aveva visto rappresentanti di tutta la società civile e militare riuniti in assemblea per ridare al Togo una parvenza di democrazia (la conferenza si rivelò poi un fallimento, dovuto all’intervento dei militari), Kodjo fa carriera: ministro della Gioventù e dello Sport, dal 1992 al 1993 è ministro degli Interni e della Sicurezza. Dal 2000 al 2002 è primo ministro, dopo essere stato presidente dell’assemblea nazionale (il parlamento).

Cade in disgrazia quando osa chiedere riforme in seno al Rassemblement del popolo togolese (RPT), l’ex partito unico, allo stesso Eyadema che di quel partito era il fondatore. E così, eccolo in esilio per la prima volta (giugno 2002).

Tre anni dopo, morto Eyadema, rientra in Togo, crea il suo proprio partito nel 2008, che diventerà più tardi il Movimento patriottico per la democrazia e lo sviluppo (MPDD) e si candida alle presidenziali del 2010.

Originario di Tokpli, nel sudest del paese, Kodjo era riconoscibile per quella voce roca, da gran fumatore, che non necessitava di microfoni. Intorno alla sua persona non si era creata unanimità, soprattutto per via del suo passato a servizio del potere.

Nessuno, del resto, aveva dimenticato la sanguinosa repressione dell’opposizione al Fréau Jardin, a Lomé il 25 gennaio 1993, quando lui era ministro della Sicurezza, e che aveva provocato decine di morti. E poi, c’era la rivalità con l’altro oppositore storico, Jean-Pierre Fabre, oggi sindaco del 4° arrondissement di Lomé; e ciò divideva ancor più l’opposizione.

Da notare infine che la morte di Kodjo avviene mentre il paese si sta preparando alle legislative e regionali (rimandate di alcuni mesi) fissate al 20 aprile. Queste elezioni precedono quelle vere: le presidenziali, previste a febbraio del prossimo anno. In cui l’uomo Faure del Togo si ripresenterà per la quarta volta.  

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