Tra gas e questione sicurezza, la Mauritania va al voto - Nigrizia
Mauritania Politica e Società
Il presidente in carica Ghazouani verrà quasi sicuramente riconfermato
Tra gas e questione sicurezza, la Mauritania va al voto
Ha stretto accordi con l'UE e sembra essere una delle poche sponde nel Sahel altrimenti governato per lo più da giunte militari
28 Giugno 2024
Articolo di Redazione
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Vista di Nouakchott. Fotto di Alexandra Pugachevsky

La Mauritania, ritenuta tra i paesi più stabili della regione del Sahel, è stato acclamato come un partner chiave nel contenimento dell’immigrazione e nella lotta all’estremismo, e non ha subito attacchi dal 2011. Nel desertico paese dell’Africa occidentale, saranno circa due milioni di persone quelle che sabato si recheranno alle urne. Il presidente in carica, Mohamed Ould Ghazouani, attuale presidente dell’Unione Africana ed ex capo dell’esercito salito al potere nel 2019 dopo la prima transizione democratica nella storia del paese, non sembra avere concorrenti in grado di impedirgli di conseguire il secondo mandato. 

Ghazouani ha promesso di accelerare gli investimenti per stimolare il boom energetico e minerario mentre affronta gli oppositori nelle elezioni del 29 giugno. Maggiori investimenti in questi settori potrebbero così rilanciare l’economia del paese. Quel che si sa comunque, è che il comparto dell’energia sta per fare un potenziale gran passo in avanti: Ghazouani ha già infatti annunciato che entro la fine dell’anno verrà inaugurata una nuova piattaforma offshore di estrazione di gas gestito da Greater Tortue Ahmeyin (GTA), un progetto che abbraccia anche il Senegal. La società è infatti sviluppata congiuntamente dal colosso britannico BP, da Societe des Petroles du Senegal (Petrosen), Societe Mauritanienne des Hydrocarbures (SMH) e Kosmos Energy, con BP come operatore. Inoltre, il presidente ha promesso – se rieletto – che farà costruire una centrale elettrica alimentata a gas dalla GTA, investendo allo stesso tempo nelle energie rinnovabili e espandendo l’estrazione di oro, uranio e minerale di ferro.

Oasi di pace? 

La Mauritania, d’altro lato, negli anni si è rivelata un alleato strategico dell’Occidente nel Sahel. Come noto, nella regione si sono susseguiti vari colpi di stato e si è concentrata la violenza dell’islamismo radicale. Per dare un’idea, stando al Global Terrorism Index (GTI), pubblicato dall’Institute for Economics and Peace (IEP) di base in Australia, nel 2023 una su tre delle persone morte per mano di terroristi vivevano nel Sahel: il 43% del totale, con un aumento esponenziale rispetto al solo 1% calcolato nel 2007. 

Ghazouani alle elezioni affronterà poi sette altri candidati, tra cui Biram Dah Abeid, neurochirurgo e attivista contro la moderna schiavitù e il traffico di persone, che si candida per la terza volta e a cui fanno da riferimento vari partiti di opposizione. Discendente di ex schiavi, Abeid ha denunciato che la tratta è ancora in atto. In effetti, secondo il Global Slavery Index del 2023, e secondo gruppi per la difesa dei diritti umani concordanti, in Mauritania esistono tuttora circa 149.000 persone in condizioni di schiavitù su una popolazione totale di circa cinque milioni di persone.

Diritti ancora non riconosciuti 

Benché Nouakchott, ultimo paese a farlo nel mondo, avesse messo al bando la schiavitù nel 1981, secondo l’opposizione l’élite economica e politica, composta da arabi e amazigh, non ha mai cessato dal praticarla. Insieme a Abeid, gli altri candidati dell’opposizione hanno accusato il governo di Nouakchott di corruzione e clientelismo, denunciando la «gestione catastrofica dello Stato sotto la gestione di Ghazouni».

In ogni caso, il presidente ha utilizzato la sua campagna elettorale per sottolineare l’impegno della Mauritania in materia di sicurezza. Un messaggio questo, che sembra essere rivolto in primo luogo alle giunte militari dei paesi vicini e ai mercenari russi dell’ex gruppo Wagner, oggi Africa Corps, presenti nella regione, così come ai gruppi jihadisti che hanno compiuto incursioni anche in territorio mauritano.

Infine, lo scenario economica. Nonostante la Mauritania sia ricca di risorse naturali, i dati delle Nazioni Unite mostrano che quasi il 60% della popolazione vive in povertà ed è impiegata nel settore agricolo o nell’economia informale. Ci sono poche opportunità economiche per i giovani. Molti tentano infatti di attraversare l’Atlantico per raggiungere l’Europa.

 

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