Trhas Teklehaimanot, campionessa e richiedente asilo, bloccata dalla burocrazia - Nigrizia
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La ciclista etiope rischia di saltare i mondiali di settembre se la sua domanda d'asilo nel Regno Unito non verrà esaminata in tempo
Trhas Teklehaimanot, campionessa e richiedente asilo, bloccata dalla burocrazia
26 Agosto 2024
Articolo di Redazione
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Dal profilo X di Africa Rising Cycling

Nemmeno essere una campionessa di fama mondiale può garantire l’uscita dai labirinti burocratici in cui spesso si trovano imprigionate le persone richiedenti asilo. È il caso di Trhas Teklehaimanot, ciclista etiope e medaglia d’oro ai Campionati Continentali Africani del 2019.

Teklehaimanot è fuggita dal suo paese a causa della guerra in Tigray, e dall’anno scorso ha iniziato una nuova vita a Londra, dove non ha mai smesso di allenarsi, nonostante le enormi difficoltà dovute alla sua condizione di profuga.
E tra queste, c’è un limite importante per la sua carriera da atleta: in attesa dell’esito della Commissione, che stabilirà se ha diritto o meno allo status di rifugiata, non può lasciare il paese. E rischia quindi non poter partecipare ai mondiali che si terranno in Svizzera, dal 21 al 29 settembre.

La situazione di Teklehaimanot è tristemente comune tra i richiedenti asilo, in Europa come nel Regno Unito. Una volta consegnato il passaporto al momento della richiesta di protezione internazionale, le persone rimangono bloccate all’interno del paese ospitante, senza possibilità di uscire finché non viene riconosciuto loro lo status di rifugiato. Solo allora possono ricevere un titolo di viaggio speciale per varcare i confini. Ma i tempi di attesa sono spesso lunghi, e cresce la preoccupazione che Teklehaimanot non riesca a partecipare ai mondiali, soprattutto dopo che il ministero dell’Interno britannico ha rifiutato di esaminare il suo caso individuale.

La sua storia è diventata nota nel Regno Unito, tanto che sul web la scorsa primavera era partita una raccolta fondi per aiutarla ad acquistare una nuova bicicletta che le permettesse di allenarsi e gareggiare. Ma non sono previsti, a quanto pare, favoritismi e nonostante il duro lavoro il sogno di Teklehaimanot rischia di andare momentaneamente in fumo.

Questo caso riporta all’attenzione la condizione di precarietà in cui versano molte persone profughe nei paesi occidentali. Le leggi e le procedure burocratiche non solo ostacolano l’accesso ai diritti fondamentali, ma rendono ogni aspetto della vita quotidiana un percorso ad ostacoli. E, come dimostra la storia di Teklehaimanot, non importa quanto talento o dedizione si possieda: l’essere una persona migrante rimane un marchio che orienta e limita profondamente l’esistenza. (AB)

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