Un giornalista, diplomato all’Accademia di arte drammatica dell’Antoniano di Bologna, e un fotogiornalista che da vent’anni documenta i flussi migratori, si definiscono «sopravvissuti all’indifferenza» e si sono ripromessi di narrare le migrazioni agli indifferenti.
E propongono una serie di racconti brevi abbinati a fotografie.
Questo l’incipit del racconto Definitivo: «Ho scritto questo libro perché volevo marchiare il territorio, arrabbiarmi per sempre».
Nero è una breve storia che fa capire qual è l’approccio del libro alle migrazioni.
«Il mare non è blu, non lo è mai stato. Noi lo percepiamo così perché lo vediamo quasi sempre di giorno, ma il mare non è azzurro, se vi hanno detto così vi hanno fregato.
Il mare ci appare blu grazie alla luce del sole, ma non è un riflesso del cielo.
Il colore del mare è una questione di assorbimento e di quantità d’acqua, per questo più si va in profondità e più il colore blu diventa scuro. In un bicchiere, invece, c’è troppa poca acqua per riuscire ad assorbire le varie lunghezze d’onda e quindi noi continuiamo a vederla trasparente.
Il mare, di notte, è nero. Di notte è quando salpano le barche, i barconi e i barchini. La maggioranza delle persone che parte non ha confidenza né con il nuoto né con il mare, e molti di loro è la prima volta che lo vedono, e lo vedono nero».
Provviste: «Ve li consiglio i sacchi neri da morto, sono un gran prodotto. I sacchi salvano dalle situazioni più complicate, quanto sono pratici i sacchi da morto, signori e signore».