Non esistono solo le grandi malattie infettive. Nonostante siano sempre state sotto i riflettori rispetto al resto, in Africa non si muore solo di malaria, Aids e tubercolosi. Al contrario, l’OMS ha stimato che entro il 2030 i decessi per tumore nel continente supereranno di gran lunga quelli per tutte queste altre malattie messe assieme e che pure hanno ucciso un milione e mezzo di persone solo nel 2021.
Cancro, patologie cardiovascolari, diabete, obesità colpiscono sempre di più la popolazione africana. E le risorse economiche limitate da investire per contrastarle incidono notevolmente sul tasso di mortalità.
Secondo Cherian Varghese, coordinatrice dell’OMS, l’86% delle morti premature al mondo per queste patologie si verifica nei paesi a medio e basso reddito. Non solo: su scala mondiale, una persona su quattro uccisa dal cancro vive in Africa.
E quando si parla di tumori, a fare le spese di queste possibilità ridotte sono soprattutto le donne.
La diagnosi più comune nella maggior parte del continente riguarda il tumore al seno o alla cervice. Circa il 50% delle vittime perde la vita per questa ragione. Si tratta di una tipologia ormai facilmente curabile, ma per la quale è fondamentale la prevenzione, il tempismo e, banale ma non scontato, le cure. Per fare ciò servono innanzitutto gli oncologi, che scarseggiano, così come c’è carenza, in generale, di personale sanitario specializzato.
E d’altra parte, anche laddove sono presenti le risorse, è fondamentale procedere anche con un percorso educativo che porti le donne a comprendere l’importanza dei controlli periodici, che pure comportano un costo, salvo poche realtà dove vengono offerti gratuitamente, come i Centri Dream della Comunità di Sant’Egidio, presenti in 10 paesi africani e molto attivi soprattutto in Malawi e in Mozambico.
C’è poi il problema dei finanziamenti: secondo un report pubblicato dall’Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington, in Africa solo l’1% della spesa sanitaria totale viene destinato alla lotta contro il cancro.
Alcuni paesi però stanno facendo dei passi avanti. Un esempio è il Senegal, che nel 2019 ha decretato la chemioterapia totalmente gratuita per i tumori al seno e al collo dell’utero.
Altri paesi tentano strade più innovative. Ora, con il sostegno dell’OMS e della casa farmaceutica Roche, Costa d’Avorio, Kenya e Zimbabwe hanno iniziato un progetto pilota, con l’idea di rendere l’intera catena di cura di questi tumori parte di una politica sanitaria pubblica globale, con una copertura che parte già dalla percezione e, dopo l’eventuale diagnosi, prosegue fino alla fine del trattamento.
Questo consentirebbe un’universalità del diritto alla cura che purtroppo in Africa è ancora difficile da garantire.