L’avvocata e commentatrice televisiva Sonia Dahmeni è stata condannata a 8 mesi di carcere l’11 settembre. Condannata a un anno in primo grado, il 6 luglio, ha dunque visto la sua pena ridotta di 4 mesi.
La 56enne avvocata è stata arrestata il 16 maggio durante un’irruzione della polizia presso la sede dell’Ordine degli avvocati tunisini, dove aveva cercato rifugio.
Dahmeni è stata giudicata colpevole in base al decreto 54, che criminalizza la diffusione di informazioni false, per le sue dichiarazioni televisive.
Cosa ha detto?
Dahmeni ha criticato duramente le idee propagate dal presidente Kais Saied e dai suoi sostenitori riguardo a un presunto complotto di “grande sostituzione” del popolo tunisino con migranti subsahariani.
In tono sarcastico, aveva dichiarato all’epoca: «Di quale paese straordinario stiamo parlando?», facendo riferimento al fatto che la Tunisia non possiede gli standard per essere considerata una destinazione sicura per i migranti.
Ha anche criticato l’effetto del Piano Mattei, sottolineando che tutta questa situazione è stata creata «per gli occhi di Giorgia», in riferimento alla premier italiana Meloni, accusata da Dahmeni di voler trasformare la Tunisia in una nuova Lampedusa.
Ha inoltre messo in dubbio la coerenza dei discorsi sovranisti del presidente Saied, in particolare nelle contraddizioni tra le sue dichiarazioni e azioni.
I giornalisti che avevano condotto la tavola rotonda televisiva, Borhen Bsaies e Mourad Zeghidi, sono stati anche loro incarcerati.
Violazione dell’integrità fisica
In agosto scorso, Aida Hichri, un membro del Sindacato nazionale dei giornalisti tunisini, ha dichiarato ad Express FM che Dahmeni è stata sottoposta a trattamenti che hanno violato la sua integrità fisica e la sua dignità umana all’interno del carcere.
Secondo il suo team di difesa è stata costretta a indossare un “lungo velo bianco”, riservato solitamente alle donne accusate di reati sessuali, nonostante non ci fosse alcuna base legale per tale misura.
La difesa di Dahmeni
Secondo quanto pubblicato da sua sorella Ramla, durante il suo processo Dahmeni ha dichiarato: «Non sono io che ho sminuito la Tunisia dicendo “di quale paese straordinario parliamo?”, spinta da un grido di disperazione per la mia patria. Siete voi a sminuirla con i vostri processi iniqui e i vostri giudizi ingiusti. Siete voi a sminuire la Tunisia di fronte al mondo intero».
La rabbia dei colleghi
A sostegno della loro collega, l’Ordine nazionale degli avvocati tunisini ha annunciato che i suoi membri indosseranno fasce rosse tra il 16 e il 20 settembre in segno di protesta. L’organismo che rappresenta gli avvocati nel paese ha già pianificato una manifestazione davanti al palazzo di Giustizia di Tunisi per il 18 settembre, per chiedere riforme giudiziarie e fermare le violazioni dei diritti degli avvocati, come nel caso di Dahmeni durante la sua detenzione.
Altri candidati in carcere
Nello stesso giorno del processo a Dahmeni, i due ex candidati alla presidenza, Nizar Chaari (che si era ritirato) e Abdellatif Mekki (reintegrato dal tribunale amministrativo), sono stati condannati a 8 mesi di carcere con il divieto a vita di candidarsi a qualsiasi elezione.
Questi due arresti si aggiungono all’arresto del candidato ufficialmente accettato alla corsa, Ayachi Zammel. Quest’ultimo dopo essere stato rilasciato, è stato subito riarrestato il 4 settembre.