La Tunisia rispedirà in Italia più di 280 contenitori di rifiuti domestici importati illegalmente nel 2020 dal nostro paese. Lo ha annunciato ieri il ministero dell’ambiente tunisino.
I container provenienti dalla Campania sono ancora al porto e in un magazzino vicino a Sousse (est). Erano stati importati da una società tunisina che li aveva falsamente presentati come rifiuti di plastica che avrebbe dovuto riciclare.
L’11 febbraio scorso è stato firmato un accordo di cooperazione istituzionale tra Tunisia e Italia che «definisce gli impegni che incombono a ciascuna delle parti in merito al rimpatrio, in primo luogo, di 213 contenitori, attualmente stoccati al porto di Sousse», ha precisato il ministero. Il primo carico partirà verso l’Italia il 19 febbraio con una nave della compagnia Arkas.
Già lo scorso 8 gennaio, l’ambasciata di Tunisia in Italia aveva dato notizia di un’intesa con la Regione Campania per il rimpatrio “imminente” dei rifiuti. L’accordo era stato raggiunto nel corso di un incontro avvenuto a Napoli tra il presidente campano, Vincenzo De Luca, e l’ambasciatore di Tunisia in Italia, Moez Sinaoui. Ma le basi dell’intesa erano state raggiunte già nell’incontro tra il presidente della repubblica tunisina, Kais Saied, e il ministro degli affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, svoltosi a Tunisi il 28 dicembre 2021.
La vicenda risale all’estate 2020, quando le dogane tunisine scoprirono questi rifiuti domestici, la cui esportazione è vietata dalla legislazione locale e dalle convenzioni internazionali, ma presentati amministrativamente dall’azienda importatrice come rifiuti plastici “non pericolosi”. Sul caso venne aperta una prima indagine amministrativa e poi una penale che ha visto indagate 26 persone per corruzione, compresi i funzionari della dogana e l’ex ministro dell’ambiente, Mustapha Aroui, che venne arrestato.
Sei persone sono ancora in custodia cautelare in carcere, mentre il manager dell’azienda importatrice risulta in fuga.
Nel corso di questi anni si sono svolte diverse manifestazioni in Tunisia per chiedere la restituzione dei rifiuti all’Italia. Il caso ha suscitato scandalo, soprattutto perché le infrastrutture tunisine non consentono al paese di trattare quel tipo di rifiuti. Secondo i media tunisini, all’inizio del 2021 le autorità campane avevano bloccato l’esportazione in Tunisia di altri 600 contenitori per rifiuti destinati all’incenerimento in un cementificio, a causa di sospetti sulla loro conformità.