Tunisi non appoggia alcuna azione legale intrapresa contro Israele davanti alla Corte internazionale di giustizia (ICJ), considerandola un riconoscimento implicito dell’ “entità occupante”.
L’annuncio è giunto attraverso un comunicato del ministero degli esteri tunisino poche ore prima dell’inizio del caso del Sudafrica contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aia.
Decisione assunta su ordine del presidente Kais Saied.
Tuttavia, Saied ha autorizzato il ministero a presentare una richiesta per l’iscrizione della Tunisia nella lista dei paesi che presenteranno argomentazioni davanti alla Corte internazionale di giustizia a febbraio.
Solo un parere consultivo
«Questa richiesta si inserisce nel quadro del parere consultivo richiesto alla Corte dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in merito alle azioni di Israele nella guerra di Gaza», si legge nel comunicato stampa del ministero.
Il ministero sostiene inoltre che il paese ha deciso di partecipare a queste udienze perché «esse vanno oltre la qualificazione giuridica dei massacri di Gaza, affrontando questioni fondamentali per il popolo palestinese, come il suo diritto all’autodeterminazione e lo status giuridico dei palestinesi».
I dubbi
Tuttavia, diversi commentatori sui social media hanno considerato la decisione di Saied «una timidezza nei confronti di Israele».
Questa non è la prima volta che il presidente tunisino si trova ad affrontare tali accuse.
Lo scorso novembre ha interrotto la votazione su una legge che criminalizzava la normalizzazione con Israele in Tunisia. «La proposta di legge mette in pericolo la sicurezza esterna e gli interessi della Tunisia», si leggeva nel messaggio ai deputati. La votazione è stata rinviata a data da destinarsi.
Di fronte alla controversia, Saied anche in quella occasione ha sostenuto che, poiché non riconosce il concetto di normalizzazione, sarebbe controproducente discutere qualsiasi legge che riguarda Israele
Nell’estate scorsa alti dirigenti algerini si chiedevano se era in atto un potenziale accordo di normalizzazione tra Tel Aviv e Tunisi con Israele che tentava di ampliare la sua influenza nel Nordafrica.
Tuttavia, il presidente Kais Saied ha escluso in più occasioni qualsiasi possibilità di stabilire legami diplomatici con Israele.
La causa
Il 29 dicembre, il Sudafrica ha chiesto alla Corte internazionale di giustizia un ordine urgente in cui dichiarasse che Israele aveva violato i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio del 1948 nei suoi attacchi al territorio palestinese assediato.
Nella sua dichiarazione di 84 pagine, il Sudafrica afferma che Israele sta commettendo un genocidio uccidendo i palestinesi a Gaza, causando loro gravi danni mentali e fisici e creando condizioni di vita “calcolate per provocare la loro distruzione fisica”.
E i paesi del Maghreb?
Finora nessun paese del Maghreb ha sostenuto direttamente con un’azione legale la causa del Sudafrica. È vero che Tunisia, Marocco e Algeria fanno parte della Lega Araba il cui segretario generale Ahmed Aboul-Gheitha pubblicato un post su X nel quale afferma che anche i 22 paesi della Lega sostenevano il caso sudafricano. Ma non legalmente
Del resto, non stupisce l’assenza di una dichiarazione ufficiale del Marocco, visto che continua a mantenere i legami con Israele (vedi gli Accordi di Abramo).
Lascia un po’ perplessi, invece, il mancato sostegno diretto dell’Algeria, considerando i suoi forti legami con il Sudafrica e il suo lungo impegno a favore della causa palestinese. L’Algeria e Israele non hanno relazioni diplomatiche ufficiali. Il paese nordafricano non riconosce ufficialmente lo stato di Israele e rifiuta l’ingresso a chiunque sia in possesso di un passaporto israeliano o di qualsiasi altro passaporto con un visto di Israele.