L’Alta autorità indipendente per le elezioni (Isie, corrispettivo della Commissione elettorale) ha reso noto che al 27 dicembre sono stati registrati 57 ricorsi contro i risultati preliminari delle elezioni legislative del 17 dicembre in Tunisia per i 161 seggi del parlamento.
Risultati che l’Isie aveva reso noti il 19 dicembre e registrando un tasso di partecipazione particolarmente basso (l’11,22%). Solo 23 candidati sono stati proclamati vincitori al primo turno, mentre un secondo turno dovrà essere organizzato in ben 131 delle 161 circoscrizioni elettorali complessivamente coinvolte nel voto, per 262 candidati (34 donne e 228 uomini) ancora in corsa.
La situazione appare dunque particolarmente complicata. Non solo per il disinteresse e i boicottaggi della popolazione, delle opposizioni e dei sindacati, e per la mancanza di trasparenza sulla data e sull’organizzazione del nuovo voto, ma anche per le accuse che si moltiplicano, dentro e fuori il paese, contro l’Isie e il suo presidente Farouk Bouasker, magistrato nominato dal presidente Kais Saied – così come gli altri membri della commissione – e suo fedele alleato.
Ieri, con un comunicato congiunto, 28 organizzazioni non governative locali – tra cui l’Unione nazionale dei giornalisti, l’Associazione tunisina per i diritti e le libertà e l’Organizzazione tunisina per la lotta alla tortura – hanno accusato l’organo di controllo elettorale di mettere a repentaglio la libertà di espressione.
La denuncia è in relazione all’azione legale intrapresa dall’Isie contro i media e gli account dei social media in relazione al referendum costituzionale di luglio, per aver deriso il presidente Saied o la commissione stessa.
Le ong parlano di “minacce poste dall’organo elettorale alla libertà di opinione e di espressione, a tal punto da esercitare la censura sui media“, e di “comportamento retrogrado ostile alle libertà”. Condannano inoltre la “sorveglianza e censura” esercitata dall’Isie, che si attribuisce “un ruolo di polizia vigilante sulle opinioni e i media”.
Appare chiaro, a questo punto, che la Tunisia dovrà attendere ancora parecchi mesi prima di tornare ad avere un parlamento, sospeso e poi sciolto da Saied nel 2021.