Mentre in Medio Oriente si intensifica la guerra tra Hamas e Israele e si moltiplicano a livello globale le manifestazioni a sostegno della popolazione di Gaza, in Tunisia ieri la Camera bassa del parlamento (Commissione dei diritti e delle libertà) ha approvato un disegno di legge che criminalizza ogni tipo di relazione con Israele.
A renderlo noto è un comunicato della stessa Assemblea Nazionale, riportato dall’agenzia tunisina TAP.
«Il testo comprende sette articoli, nei quali le pene arrivano fino all’ergastolo», ha detto Hela Jaballah, capo della Commissione, spiegando à Mosaique Fm che chiunque partecipi, comunichi, collabori o tratti con l’”entità sionista” (definizione che la legge riferisce allo Stato di Israele) attraverso varie attività culturali, commerciali, militari, di intelligence, educative o di altro tipo, sarà perseguito penalmente.
Le altre sanzioni vanno dai sei ai dodici anni di reclusione, con multe da tre a trentamila euro, e non sono previste circostanze attenuanti.
«La legge si applicherà a qualsiasi cittadino di nazionalità tunisina», ha precisato Jaballah, compresi gli atleti chiamati a giocare contro avversari di nazionalità israeliana, ed «entrerà in vigore al momento della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale».
Quello in corso nel paese nordafricano non rappresenta solo l’ennesima stretta contro le libertà personali, ma è anche un raro caso di intervento preventivo del parlamento per escludere la possibilità di accordi di diplomatici o di altro tipo con Israele, come accaduto in Marocco nel 2020 con la firma degli Accordi di Abramo.
Accordi sottoscritti negli ultimi anni da un numero crescente di paesi arabi, tra cui Bahrein ed Emirati Arabi Uniti, nell’ambito di una campagna sponsorizzata da Stati Uniti e Arabia Saudita che aveva visto Tel Aviv riallacciare rapporti anche con il Ciad, Libia e Sudan.
La Tunisia non ha mai stabilito rapporti diplomatici formali con Israele, ma vanta una storica cultura di convivenza inter-religiosa. La sinagoga El Ghriba, nell’isola di Djerba, è la più antica del continente e una delle più importanti mete di pellegrinaggio per la popolazione ebraica.
Proprio durante il pellegrinaggio annuale, lo scorso maggio, l’attacco di un ex ufficiale della Guardia nazionale all’esterno della sinagoga aveva ucciso cinque persone, compreso l’attentatore.
Con l’entrata in vigore della nuova normativa anche molte delle attività che ruotano attorno alla sinagoga potrebbero essere considerate fuori legge.
Sulla questione israeliana il presidente Kais Saied ha adottato una posizione sempre più intransigente, atteggiamento inasprito dopo lo scoppio del conflitto mediorientale, arrivando a dichiarare, pochi giorni fa, che “il movimento sionista globale mira a cambiare la mappa del Medio Oriente”.