L’Unione generale tunisina del lavoro (Ugtt), il maggior sindacato del paese nordafricano, prende posizione contro il presidente Kais Saied e si dice pronta a elaborare un piano d’azione per far uscire il paese dalla crisi politica ed economica.
Dopo una riunione dell’esecutivo, il segretario generale dell’Ugtt, Noureddine Taboubi, scandisce: «Prendiamo atto del basso tasso di partecipazione alle legislative del 17 dicembre, ciò che toglie al voto ogni credibilità e legittimità».
Sabato scorso solo l’11,22% degli aventi diritto è andato a votare: significa poco più di un milione di elettori su 9 milioni d’iscritti, la partecipazione più ridotta da quando nel 2011 stata rovesciata la dittatura di Ben Ali. Per questa ragione le opposizioni politiche hanno chiesto le dimissioni di Saied.
Secondo il sindacato, questo sistema iper-presidenzialista, con parlamento privo di reali prerogative, offre un «terreno fertile alla tirannia» e stabilisce «il potere di un uomo solo». Per questo l’Ugtt intende «assumersi la propria responsabilità, contribuendo con le forze nazionali al salvataggio del paese sulla base di obiettivi chiari e di un preciso piano d’azione».
Attore influente della scena politica, l’Ugtt ha ricevuto nel 2015 il premio Nobel per la pace, per il suo contributo alla transizione democratica in Tunisia.