Da Sfax, la città costiera della Tunisia al centro delle controversie migratorie, il quotidiano The Guardian ha pubblicato un reportage che ha messo in luce le testimonianze di persone migranti che accusato le forze di sicurezza tunisine di aver commesso abusi e violenze nei loro confronti.
Secondo la testimonianza raccolta da Yasmine, fondatrice di un’organizzazione sanitaria a Sfax, centinaia di donne migranti subsahariane sono state vittime di violenza sessuale da parte delle forze di sicurezza tunisine negli ultimi 18 mesi.
Marie, una migrante proveniente dalla Costa d’Avorio, ha raccontato di essere sopravvissuta a un tentativo di stupro da parte della Guardia nazionale.
Migranti ai confini: espulsi e violati
Diverse organizzazioni umanitarie, tra cui Refugees in Libya, hanno documentato numerose testimonianze di migranti espulsi dalla Tunisia verso i confini con Algeria e Libia.
Secondo quanto riportato da Moussa, ai confini con l’Algeria si sono sentite urla, pianti e richieste di aiuto. Tra gli episodi più gravi è stato segnalato il caso di una donna incinta che sarebbe svenuta a seguito di quello che è stato descritto da The Guardian come uno “stupro metodico”.
El Amra: tensioni tra abitanti e migranti
Nella piccola cittadina di Amra, situata al nord di Sfax, Tunis Afrique Presse ha pubblicato un reportage video a maggio, mostrando la crescente tensione tra gli abitanti e i migranti subsahariani che in migliaia affollano i campi.
Con le restrizioni sui migranti nel centro di Sfax, Amra è diventata sempre più un punto di raccolta per i migranti, generando conflitti tra le due parti, soprattutto a causa della crisi economica e delle limitazioni nella disponibilità di cibo e beni nel paese.
Nei campi, i migranti subsahariani sono circondati dalla polizia e vivono in condizioni descritte come “terribili” secondo The Guardian.
Kerkenna, l’isola blindata
I frutti dell’esternalizzazione delle frontiere europee vanno oltre la semplice repressione dei migranti.
Un’inchiesta condotta da Al Qatiba ha rivelato che l’isola di Kerkeneh, che fa parte di Sfax, è diventata quasi un territorio chiuso, dove né i lavoratori né i cittadini tunisini possono accedere facilimente per “motivi di sicurezza”.
Questa “sicurezza” è in realtà finalizzata esclusivamente a prevenire la partenza dei migranti dall’isola, anche a scapito della libertà di movimento dei cittadini tunisini.
Ammirazione del “modello Italiano”
L’articolo di The Guardian si inserisce nel contesto dell’interesse del premier britannico Keir Starmer per il modello italiano adottato per ridurre il numero di migranti in arrivo, inclusi gli accordi firmati con la Tunisia nel 2023.
I Paesi Bassi, tramite il re Willem-Alexander, hanno annunciato che stanno studiando misure per un regime più severo riguardo all’ammissione nel paese. Queste misure includono la stipula di accordi con altri paesi per fermare le rotte migratorie irregolari.
La preoccupazione europea
L’Unione Europea afferma di voler migliorare il codice di condotta della polizia tunisina, inclusa la formazione sui diritti umani. Tuttavia, il rispetto dei diritti umani nelle operazioni della guardia costiera tunisina sembra non essere garantito, secondo i rapporti dei media e delle associazioni che supportano i migranti.
Anche un documento interno dell’UE, visto in esclusiva dal The Guardian, esprime preoccupazione per il deterioramento del clima politico e la riduzione dello spazio civico e dei diritti nel paese Nordafricano.
20 mesi in carcere per Ayachi Zammel
I 35 procedimenti penali contro Ayachi Zammel, candidato alla presidenza e leader del partito Azimoun, hanno portato a una condanna di 1 anno e 8 mesi di carcere. Il suo avvocato, Abdessattar Massoudi, ha definito la decisione come “motivata politicamente e ingiusta”.
Poche ore prima della sentenza, Zammel ha annunciato il boicottaggio delle sedute giudiziarie.
97 detenuti di Ennahda: Amnesty richiede la liberazione immediata
Il 17 settembre, Amnesty International ha sollecitato le autorità tunisine a liberare immediatamente oltre 97 membri del partito di opposizione Ennahda. I detenuti erano stati arrestati il 12 e 13 settembre con l’accusa di cospirazione contro la sicurezza dello stato e di violazione di leggi antiterrorismo.
I detenuti sono stati condotti davanti all’unità antiterrorismo per essere interrogati e a loro è stato negato l’accesso ai propri avvocati per 48 ore.
«Hanno intensificato le molestie nei confronti degli oppositori politici, limitando il lavoro dei giornalisti, dei difensori dei diritti umani e delle ong, e adottando misure per minare ulteriormente l’indipendenza della magistratura», denuncia su X Agnes Callamard, segretaria generale dell’organizzazione.