In Tunisia è in corso «una nuova ondata di dura repressione contro gli attivisti che aiutano i migranti». A denunciarlo è Romdhane Ben Amor, portavoce del Forum tunisino per i diritti economici e sociali (FTDES), dopo l’arresto il 12 novembre scorso di Abdallah El Said, tunisino di origine ciadiana fondatore dell’associazione Enfants de la lune, attiva a Médenine, nel sud del paese.
Insieme a El Said sono finiti in manette anche il segretario generale e il tesoriere dell’associazione impegnata nel sostegno ai migranti, mentre due agenti della banca che ospita i conti della ong sono stati posti in custodia di polizia.
Nel confermare gli arresti, Ben Amor ha fatto anche sapere che Abdallah El Said è stato trasferito al centro antiterrorismo: «un segnale pericoloso, perché è la prima volta che le autorità lo utilizzano per associazioni specializzate nella questione migratoria», ha dichiarato all’AFP.
Per Ben Amor si tratta di «un messaggio a tutti coloro che lavorano in solidarietà con i migranti».
Secondo il quotidiano filo-governativo La Presse “tra il 2019 e il 2023, l’associazione Figli della luna avrebbe ricevuto fondi dall’estero per aiutare i migranti subsahariani a entrare illegalmente in territorio tunisino”. Il giornale parla di “cinque attivisti che operavano per conto di un’associazione a Médenine” messi in custodia di polizia e trasferiti al centro giudiziario per la lotta al terrorismo.
Tra maggio e agosto di quest’anno si era registrata una prima raffica di arresti che avevano colpito almeno tre organizzazioni: l’associazione antirazzista Mnemty dell’attivista Saadia Mosbah, Terre d’asile e il Consiglio tunisino per i rifugiati.
La crociata contro i migranti che dalla Tunisia tentano la traversata verso l’Italia era stata avviata dal presidente Kais Saied in seguito alla firma del Memorandum d’intesa Tunisia-UE il 17 luglio 2023 e si era rafforzata l’anno seguente dopo una serie di visite nel paese di Giorgia Meloni, finalizzate anch’esse a garantire il blocco dei flussi migratori provenienti dal paese Nordafricano.
La campagna di Saied si era finora concentrata prevalentemente contro le persone migranti, in particolare di origine subsahariana, vittime di abusi e deportazioni forzate nel deserto, ma ora sembra essersi estesa anche alle organizzazioni che forniscono loro aiuto.
Il sistema di repressione del regime è tristemente ben rodato da una lunga serie di arresti volti a intimidire giornalisti, oppositori, sindacalisti e attivisti per i diritti umani, silenziando ogni forma di dissenso.
Una repressione che è sotto gli occhi di tutti ma che l’Europa e i suoi stati membri continuano deliberatamente a ignorare, preferendo sacrificare i valori democratici e i diritti umani basilari in nome della salvaguardia delle loro frontiere.