In Tunisia il 13 maggio la polizia ha fatto irruzione per la seconda volta in pochi giorni nell’edificio dell’Ordine degli avvocati tunisini, arrestando l’avvocato Mahdi Zagrouba, già noto per le sue prese di posizione contro il governo di Kais Saied, il presidente della Tunisia che gestisce il potere in modo sempre più autocratico.
L’operazione era stata ripresa in diretta in un video nel quale si udivano le grida in sottofondo di colleghi dell’avvocato Mahdi Zagrouba, mentre veniva trascinato via da una quindicina di uomini.
Il primo raid era avvenuto sabato 11 maggio e si era concluso con l’arresto di due reporter e di Sonia Dahmani, un’avvocatessa anche lei nota per le sue reiterate critiche nei confronti di Saied.
Gli arresti sono seguiti a quello di quattro esponenti della società civile operanti nel campo dei flussi migratori.
Il ministero degli Interni ha dichiarato in un comunicato che “la decisione contro Zagrouba è dovuta all’aggressione fisica e verbale da lui posta in atto contro due poliziotti” a margine di un la manifestazione degli avvocati il 13 maggio a Tunisi.
Con la Dahmani – oltre che avvocatessa nota opinionista televisiva – sono stati posti in custodia cautelare per 48 ore i giornalisti Mourad Zghidi e Borhen Bessais, una disposizione poi successivamente prorogata.
Sonia Dahmani aveva commentato criticamente, in un programma televisivo, la dichiarazione del presidente secondo cui esisteva una cospirazione per spingere migliaia di migranti senza documenti, provenienti dai paesi subsahariani, a rimanere in Tunisia.
I partiti di opposizione hanno descritto il duplice assalto della polizia al palazzo degli avvocati come “uno shock inatteso e una grande escalation nella repressione”, mentre l’ordine degli avvocati è da ieri in sciopero nazionale.
In seguito ad alcune critiche della Dahmani al governo, le era stata notificata una istanza di comparizione al tribunale di Tunisi. Rifiutatasi di presenziare all’udienza. «non per sottrarmi alla giustizia – aveva dichiarato l’avvocatessa -, ma perché non ho commesso alcun atto contro la legge», le forze di polizia avevano fatto irruzione e l’avevano arrestata all’interno dei locali dell’Ordine nazionale degli avvocati.
Grazie a un decreto del 2022 contro la diffusione di informazioni false, la polizia è in diritto di arrestare le persone colpevoli anche di avere espresso un’opinione personale.
Una misura che prevede cinque anni di reclusione per chiunque “utilizzi deliberatamente reti di comunicazione e sistemi informativi per produrre, promuovere, pubblicare o inviare informazioni o voci false”.
Pena che può arrivare fino a dieci anni nel caso riguardi un funzionario di stato. In solo due settimane, insomma, il regime di Saied ha dimostrato che le maglie della repressione nel paese si stanno velocemente stringendo.
In manette nelle ultime ore anche il capo dell’agenzia nazionale antidoping “reo” di non aver issato la bandiera tunisina durante un evento sportivo internazionale di nuoto. In custodia di polizia anche il presidente della federazione di nuoto e altre sette persone recentemente licenziate dal ministero della Gioventù e dello Sport.