Tunisia: continua senza sosta la repressione politica di Saied
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I partiti di opposizione promuovono il boicottaggio elettorale
Tunisia: continua senza sosta la repressione politica di Saied
Il presidente, così apprezzato da Meloni, sta mettendo in difficoltà le opposizioni, anche grazie allo strumento giudiziario. Inflitti altri 3 anni al leader storico di Ennadha, Ghannouchi. In carcere da sabato anche il presidente del partito, Ajmi Lourimi. Già in manette Lotfi Mraihi, leader del Partito dell'unione popolare repubblicana, che voleva candidarsi alle presidenziali del 6 ottobre. La lista si allunga ogni giorno
15 Luglio 2024
Articolo di Mohamed Ali Belhaj
Tempo di lettura 3 minuti

L’ex presidente del parlamento tunisino, Rached Ghannouchi, è stato condannato il 13 luglio a tre anni di carcere per finanziamento dall’estero delle attività del suo partito islamista, Ennahda, durante le elezioni di 2019.

Ghannouchi era già stato imprigionato e condannato il 17 aprile 2023 con l’accusa di cospirazione contro la sicurezza dello stato. Secondo la sua difesa, l’ex presidente di Ennahda è sotto processo in 9 casi.

Insieme al politico di 83 anni, è stato condannato anche il suo genero e membro del partito, Rafik Abdessalem, che si trova attualmente nel Regno Unito, il paese d’esilio per la famiglia Ghannouchi durante i 23 anni di potere del regime di Zinelabidine Ben Ali (1987-2011).

Il politico islamista ha avuto un mandato di 20 mesi (dal 13 novembre 2019 al 25 luglio 2021) come presidente dell’Assemblea dei rappresentanti del popolo. Nella sera del 25 luglio 2021, il presidente Kais Saied ha annunciato la sospensione del parlamento, e poi il suo scioglimento nel 2022.

Altri politici islamisti arrestati

Simultaneamente, anche il presidente del partito Ennahda, Ajmi Lourimi, è stato arrestato con un membro del consiglio shura (consultativo), Mohamed Ghanoudi senza che venisse specificata l’accusa.

L’arresto di Lourimi segnala la continua campagna di arresti dei leader politici di opposizione, in particolare di Ennahda, partito che ha cogovernato la Tunisia dal 2011 dopo rivolta contro il regime di Ben Ali.

Candidati presidenzali sotto attacco

Come ultima aggiunta alla lista dei candidati presidenziali esclusi dal voto del 6 ottobre, troviamo l’ex ministro della sanità e membro di Ennahda, ora segretario generale del partito Lavoro e Realizzazione, Abdellatif Mekki.

Pochi giorni dopo l’annuncio della sua candidatura alla presidenza, Mekki è stato convocato come imputato per l’omicidio premeditato di Jilani Daboussi, un ex deputato del regime di Ben Ali, trovato morto in prigione.

La famiglia Daboussi ha presentato una denuncia al procuratore della Repubblica il 7 marzo 2013, denunciando le atrocità, torture e maltrattamenti subiti dal loro padre in prigione, imputando la responsabilità ai due ministri di Ennahda dell’epoca, Noureddine Bhiri (della giustizia) e Abdellatif Mekki (della sanità).

Il giudice istruttore ha deciso di rinviare il caso, mantenendo Mekki in stato di libertà, ma imponendo misure restrittive: divieto di espatrio, divieto di apparire su tutti i mezzi di comunicazione e media, e divieto di lasciare i confini del quartiere di El Wardia a Tunisi, dove risiede.

Queste misure di restrizione sono state imposte dopo l’arresto recente del medico e leader del Partito dell’Unione popolare repubblicana Lotfi Mraihi che ha annunciato in aprile la sua candidatura per le elezioni.

Silenziamento di voci critiche

Zaki Rahmouni, ex membro dell’Alta autorità indipendente (Isie) per le elezioni è stato condannato a 16 mesi di carcere per aver criticato il nuovo consiglio nominato da Saied.

Il Tribunale di primo grado di Tunisi ha esaminato il caso ai sensi del decreto legge 54 introdotto da Saied a settembre 2022, per sanzionare la diffusione della disinformazione digitale. Questo decretto legge è già stato evocato contro l’avvocatessa e la cronista mediatica Sonia Dahmeni, nonché giornalisti e attivisti nel paese nordafricano.

Verso un’elezione unilaterale?

Il Fronte per la salvezza nazionale, una coalizione di partiti e figure pubbliche sia laiche sia islamiche – tra cui Ennahda – ha dichiarato che la Tunisia non può tenere elezioni legittime in un clima politico del genere. Il gruppo ha denunciato il processo come una farsa e ha annunciato che non appoggerà né nominerà alcun candidato.

Anche il leader di sinistra Hamma Hammami condivide questa prospettiva. Il capo del Partito dei lavoratori ha chiamato, in una dichiarazione a Radio Mosaïque FM, a un boicottaggio «attivo ed efficace» delle elezioni, facendo riferimento a manifestazioni nelle strade e ad altre forme di pressione sociale sul regime di Saied.

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