Lunedì 13 febbraio la polizia tunisina ha intensificato la repressione dei leader dell’opposizione con l’arresto di un politico di alto livello e del capo di una stazione radio critica nei confronti del presidente Kais Saied.
Noureddine Bhiri, uno dei principali esponenti del partito di ispirazione islamica Ennahdha – il più grande partito di opposizione in Tunisia – e critico esplicito di Saied, è stato arrestato dopo che la polizia ha fatto irruzione nella sua casa, ha dichiarato il suo avvocato Samir Dilou.
Anche il direttore della popolare stazione radiofonica Mosaique FM, Noureddine Boutar, è stato arrestato lunedì a seguito di una perquisizione nella sua abitazione, ha dichiarato il suo avvocato Dalila Ben Mbarek.
L’emittente di Boutar ha spesso trasmesso critiche a Saied, mentre le emittenti statali hanno per lo più smesso di dare spazio ai critici del presidente.
Una nuova ondata di arresti
Gli arresti di Boutar e Bhiri si inseriscono in un’ondata di detenzioni di esponenti dell’opposizione.
Nel fine settimana, la polizia ha arrestato il potente uomo d’affari Kamel Eltaief – amico intimo del presidente deposto Zine El Abidine Ben Ali – Abdelhamid Jelassi – ex leader di Ennahdha – e l’attivista politico Khayam Turki.
Bhiri era già stato detenuto per due mesi l’anno scorso, dopo che le autorità lo avevano accusato di aver aiutato i combattenti islamisti a recarsi in Siria.
Tuttavia, il recente picco di detenzioni segna un possibile cambiamento nell’approccio del presidente Saied nei confronti degli esponenti dell’opposizione, dopo un periodo in cui gli arresti di massa erano stati assenti nonostante le accuse di golpe politico.
Saied ha assunto i “pieni poteri” nel luglio 2021, quando ha chiuso il parlamento, ha destituito il governo ed è passato a governare per decreto.
All’epoca il partito al potere era il partito Ennahdha.
Ha poi riscritto la Costituzione affermando che le sue mosse radicali erano necessarie per salvare il paese dal caos.
Ben Ali aveva governato il paese per 23 anni ed è morto in esilio nel 2019. È stato il primo leader autocratico abbattuto dalle rivolte della “Primavera araba” che hanno investito la regione. La Tunisia è stato l’unico paese a compiere una transizione pacifica verso la democrazia.