In un video pubblicato la sera del 19 luglio sulla pagina ufficiale della presidenza su Facebook, il presidente della Tunisia Kais Saied ha annunciato la sua candidatura per le elezioni del 6 ottobre, affermando che si tratta di un «dovere nazionale». Non che fosse una novità. Si aspettava solo il giorno dell’annuncio.
«Annuncio la mia candidatura all’elezione del 6 ottobre per continuare la lotta per la liberazione nazionale», ha dichiarato il capo dello stato nordafricano, che nel 2019 era arrivato a Cartagine senza alcuna affiliazione ai partiti politici.
Per il suo messaggio alla nazione, Saied ha scelto Borj El Khadra, il punto più a sud del territorio tunisino, situato vicino al triplice confine tra il suo paese, Algeria e Libia. Un’area militare altamente protetta.
«Ho scelto questo luogo per sottolineare che la Tunisia è uno stato unito, da nord a sud», ha aggiunto il presidente.
Saied ha indicato che «l’era della personalizzazione del potere è finita e che si tratta della Tunisia (i suoi interessi) e non delle persone, perche solo la patria è eterna, mentre coloro che la governano sono temporanei».
Minacce agli avversari
Saied non ha mancato l’occasione per attaccare e screditare l’integrità dei suoi oppositori. Durante il messaggio ha esortato i suoi sostenitori a non accettare né utilizzare la corruzione nella raccolta delle firme necessarie affinchè ciascun candidato possa presentarsi alle elezioni. Ha segnalato che «ad alcuni (dei suoi oppositori, ndr) è già caduta la maschera, e cadrà anche per gli altri nei prossimi giorni».
Nello stesso giorno è avvenuto un fatto che potrebbe essere collegato alle minacce di Saied: è stato condannato a 8 mesi di carcere il candidato Lotfi Mraïhi; è accusato di aver comprato elettori. Gli è stato imposto di non potersi più candidare a vita per le elezioni.
Mraïhi si unisce alla lista di altri due candidati al momento in carcere: Abir Moussi, leader del Partito dostouri (constituzionalista) e Issam Chebbi, leader del Partito repubblicano. Quest’ultimo ha ritirato la sua candidatura e optato per il boicottaggio il giorno prima dell’annuncio della candidatura di Saied.
L’utilizzo delle risorse statali per la pubblicità elettorale
L’articolo 52 della legge elettorale vieta l’utilizzo di risorse statali per la campagna elettorale, e i canali ufficiali dello stato sui social media fanno parte di queste risorse.
Tuttavia, la risposta è arrivata su Mosaique FM dal presidente dell’Alta autorità indipendente per le elezioni (ISIE). Secondo Farouk Bouasker, legalmente, non è possibile parlare di un candidato alle elezioni presidenziali prima del periodo di valutazione delle candidature, tra 29 luglio e 6 agosto, dopo aver completato il deposito dei dossier di nomina e averli inizialmente accettati.
Nonostante la sua ‘indipendenza’ prevista nelle costituzioni del 2014 e del 2022, l’ISIE è, dal 2022, un organo nominato dal presidente della Repubblica, dopo le modifiche introdotte da Saied alla legge che la istituisce. In precedenza, i suoi membri erano eletti dal parlamento.
L’inutilita dei corpi intermedi nella dottrina di communicazione Saied
Non sorprende che Saied abbia scelto di annunciare la sua candidatura attraverso un canale social anziché utilizzare i media tradizionali.
Durante i suoi cinque anni al potere, il presidente populista ha rilasciato poche interviste e ha preferito comunicare direttamente con il pubblico, principalmente attraverso la pagina ufficiale della presidenza su Facebook.
L’ex docente universitario mal sopporta le domande dei cronisti nei suoi incontri pubblici. Applica lo slogan elettorale «il popolo vuole», credendo nella comunicazione diretta tra lui e la sua popolazione, utilizzando meccanismi che bypassano le istituzioni tradizionali, ritenute «inefficienti».
Questo spiega la riduzione del ruolo delle istituzioni intermedie e la centralizzazione crescente del potere in nome e con l’obiettivo di raggiungere un modo di governo diretto e personale per il popolo.