Tunisia: le ragioni del corteggiamento di Saied all’Iran - Nigrizia
Conflitti e Terrorismo Economia Libia Pace e Diritti Politica e Società Tunisia
Come leggere la visita del presidente tunisino nell’ex Persia?
Tunisia: le ragioni del corteggiamento di Saied all’Iran
Nonostante le (apparenti) distanze religiose, politicamente ed economicamente il riavvicinamento di Tunisi a Teheran ha lo scopo di opporsi all’ “imperialismo” occidentale. Posizione vicina a quella dell’ “Asse della resistenza in Medioriente"
13 Settembre 2024
Articolo di Mohamed Ali Belhaj
Tempo di lettura 6 minuti
Kais Saied a Tehran, con la Guida suprema Ali Khamenei

Il 22 maggio 2024 ha visto la prima visita di un capo di stato tunisino in Iran dopo la rivoluzione islamica del 1979. Il presidente Kais Saied si è recato a Teheran per i funerali di Ebrahim Raisi, il presidente dell’Iran morto il 19 maggio, a 63 anni, in un incidente in elicottero. Era presidente dal 2021.

Saied è stato uno dei pochi leader arabi presente a Teheran. Durante il suo incontro con la Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, quest’ultimo ha sottolineato che «l’attuale simpatia tra Iran e Tunisia deve trasformarsi in una cooperazione sul campo». L’ex professore di diritto costituzionale ha replicato esprimendo la speranza che, «riprendendo gli accordi, la cooperazione verrà ampliata in modo pratico».

Esenzione del visto

Questo avvicinamento all’ex Persia ha ottenuto risultati tangibili. Tre settimane dopo, infatti, Tunisi ha annunciato l’esenzione dall’obbligo del visto per soggiorni fino a 15 giorni per i cittadini di due paesi: l’Iraq e l’Iran. Un’iniziativa simile era già stata annunciata dalle autorità iraniane per i cittadini tunisini nel dicembre 2023.

Uno sviluppo che ha suscitato critiche da parte dell’emittente Al Arabiya. La rete televisiva, considerata portavoce dell’Arabia Saudita, ha evidenziato il “paradosso” di combattere i Fratelli musulmani (il partito Ennahda) all’interno del paese, mentre si avvicina a un regime teocratico all’esterno.

L’attenzione geopolitica da parte del paese petrolifero arabo è stata accompagnata da una preoccupazione economica dell’Unione Europea, per i tentativi di riavvicinamento del paese nordafricano con Russia, Cina e Iran.

I memorandum firmati

Secondo quanto riportato dall’agenzia stampa iraniana Mehr, l’ambasciatore tunisino a Teheran, Mahdi Dheghmi, ha dichiarato che sono stati già firmati, ma non attivi da 10 anni, 18 accordi e memorandum d’intesa tra i due paesi, sottolineando l’importanza di aggiornarli e riattivarli.

Il diplomatico ha anche espresso l’interesse della Tunisia ad entrare nei mercati dell’Asia centrale, senza escludere la possibilità che il paese diventi un punto di transito commerciale tra l’Iran e il continente africano.

Inoltre, a seguito della visita di Saied, il ministero del commercio tunisino ha proposto di «attivare» il consiglio per gli uomini d’affari tunisini e iraniani.

Gli ostacoli

Tuttavia, i sogni di entrambi i paesi di diventare un hub tra i continenti africano e asiatico sono ostacolati da significative limitazioni legate al loro potere economico. La produzione di fosfati in Tunisia non è tornata ai livelli precedenti alla rivoluzione del 2011, mentre il Marocco ha aumentato la propria produzione.

Al contrario della Cina, il commercio tra l’Iran e l’Africa ammonta a soli 1,3 miliardi di dollari nel 2024, suddiviso quasi equamente tra importazioni ed esportazioni. Questo numero è considerato esiguo anche dal capo della Camera di commercio congiunta Iran-Africa.

Una realtà che renderà difficile per il paese mediorientale sfidare il contributo economico europeo alla Tunisia e all’intero continente.

Strumento di pressione all’Occidente

Una lettura possibile del riavvicinamento della Tunisia ai centri di potere dell’est, è che Saied abbia lanciato un messaggio all’Occidente, tradizionale partner economico del suo paese: “Non dipendiamo da voi”. Uno strumento di pressione.

Le dichiarazioni sovraniste del presidente tunisino dimostrano che crede nello stato sociale del primo presidente della Repubblica dopo l’indipendenza, Habib Bourguiba. L’austerità imposta dal Fondo monetario internazionale – che spinge per la privatizzazione e la rimozione dei sussidi – evocano un scenario simile alla rivolta del pane del 1983.

Questione palestinese

Tra le differenze tra Tunisia e Iran, oltre alla geografia, c’è l’appartenenza a settori musulmani diversi. Tuttavia, nonostante le diversità tra sciiti e sunniti nel Medioriente e la paura della cosiddetta “mezzaluna sciita”, che il regime di Khamenei è accusato di diffondere, queste dinamiche non sembrano influenzare il modus operandi del paese nordafricano, che resta il più laico a livello legislativo nella sua regione.

Nonostante il suo veto all’adozione in parlamento di una legge che vieta qualsiasi normalizzazione con Israele, il presidente Saied è noto per il suo slogan: «La normalizzazione è il grande tradimento», ripetuto più volte sia prima sia dopo la sua elezione.

La tragedia umanitaria causata dalla guerra tra Hamas e Israele a Gaza è stata un’opportunità per la diplomazia tunisina di riaffermare la sua posizione fermamente pro-Palestina, con il diritto di quest’ultima a creare un proprio stato indipendente su tutto il territorio occupato.

Allineamento ideologico

Questo approccio ha portato a un allineamento totale tra le posizioni di Tunisia e Iran, come indicato dal ministro degli esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian. La crisi scoppiata dopo il 7 ottobre 2023 potrebbe aver ulteriormente rafforzato il coordinamento tra Teheran e Tunisi.

Naoufel Saied, fratello del presidente e membro della sua squadra elettorale sia nel 2019 sia nel 2024, è apparso in un video diffuso ampiamente sui social media in Tunisia nel quale ha affermato che la guerra in Siria sarebbe stata un complotto orchestrato contro il regime di Bashar al-Assad per non aver sostenuto il progetto della pipeline “Gazoduc: Qatar-Turchia“.

Ha anche evidenziato come l’Iran sia un attore attivo sulla scena politica, a differenza dei paesi arabi, che considera semplicemente campi di battaglia per le guerre dei poteri regionali e internazionali.

Tuttavia e nonostante l’apprezzamento, non ha fornito un totale appoggio agli approci iraniani.

La Primavera araba vera rivoluzione?  

L’entourage del presidente Saied include figure vicine al nazionalismo arabo, molte delle quali credono che le rivolte della Primavera araba in Libia e Siria non siano state vere rivoluzioni, ma eventi manipolati per servire gli interessi dell’ “imperialismo occidentale”.

Saied e una parte significativa dell’opinione pubblica che lo sostiene si rifanno a questa corrente di pensiero. Questi gruppi esprimono spesso simpatia per il cosiddetto “Asse della resistenza” in Medioriente, composto da Iran, Siria, Hezbollah, Houthi e le Forze di mobilitazione popolare in Iraq. Tale sostegno in Nordafrica trascende la questione di conflitti sunniti contro sciiti, e si concentra su una visione geopolitica di opposizione all’Occidente.

Il riavvicinamento con l’Iran riflette una dimensione ideologica nella dottrina politica di Saied. Anche se è limitato da vincoli geografici e capacità economiche, invia un segnale positivo ai suoi sostenitori, mostrando la volontà di emanciparsi dal “dominio occidentale” sulla sovranità della Tunisia.

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it