La Tunisia va al voto domenica 6 ottobre per scegliere il suo presidente della Repubblica. Poca suspense nell’aria per l’esito delle urne: l’attuale capo dello stato Kais Saied si è costruito una solida passeggiata verso la vittoria.
In 5 anni al governo, quello che un tempo era un anonimo professore di diritto costituzionale ha scavato uno iato enorme tra lui e chiunque altra figura capace di contendergli il primato.
Tramite la repressione sistematica del dissenso su media, opposizione, società civile e magistratura, il suo regime ha fatto piazza pulita di ogni forma di contropotere.
Per questa tornata elettorale, dunque, più che guardare a quei pochi candidati a cui è stato concesso partecipare, è più indicativo valutare il tasso di partecipazione elettorale. Alle ultime elezioni, le legislative del gennaio 2023, l’affluenza alle urne era stata di un magro 11%. Praticamente un boicottaggio popolare.
In attesa di vedere se e come questa volta la partecipazione al voto cambierà, diamo qui una breve panoramica sui fattori interni e di politica estera, che contribuiscono a tenere a galla l’uomo forte della Tunisia.
Spoiler (ma questo lo sanno pure i bambini): c’entra anche l’Italia.
Per maggiori informazioni, qui trovate la Bussola di Nigrizia dedicata al tema.