Ucciso barbaramente: così si sono infranti i sogni di raggiungere l’Europa per il sudanese Mohannad Saad Adam, secondo quanto riportato dalla rete Refugees in Tunisia.
L’organizzazione gestita da migranti ha segnalato un nuovo tragico episodio avvenuto a Sfax, la città tunisina ormai divenuta una prigione e un cimitero per i migranti subsahariani che sognano di arrivare in Europa.
Mohannad, denuncia l’ong Mediterranea Saving Humans, “è stato ucciso barbaramente, un amico che era con lui è stato gravemente ferito ed ora è in ospedale. Li ha colpiti un uomo tunisino, non si sa bene se appartenente a qualche gruppo organizzato, o peggio, a qualche corpo armato al servizio dell’autocrate Saied”.
Le violenze contro i migranti e i potenziali rifugiati subsahariani sono ormai da tempo all’ordine del giorno.
Recentemente, due di loro hanno raccontato a Deutsche Welle un episodio – purtroppo non il primo – in cui le forze di sicurezza tunisine hanno bloccato la loro partenza via mare.
Secondo il loro racconto, un pattugliatore della guardia costiera tunisina ha effettuato una serie di manovre pericolose attorno al gommone su sui viaggiavano, mettendo a rischio la loro sicurezza e rendendo impossibile la fuga.
Dopo averli trasferiti in un campo per rifugiati, la polizia ha sottratto loro i cellulari e il cibo, oltre a distruggere i giacigli di alcuni.
61 milla migranti bloccati
La Tunisia di Kais Saied è considerata un paese sicuro secondo le classifiche del governo italiano, nonostante i gravi precedenti riportati riguardanti abusi contro migranti praticati dalle forze di sicurezza. Abusi che contemplano anche il loro abbandono ai confini desertici con Algeria e Libia, oltre a molestie subite da donne, anche incinte.
L’esternalizzazione delle frontiere italiane e la delega del blocco delle partenze alla Tunisia, avrebbe così impedito a 61mila migranti di raggiungere il territorio italiano dal mare, da inzio 2024, come confermato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Gli esperti delle Nazioni unite parlano
Il 14 ottobre, gli esperti indipendenti delle Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per le segnalazioni di violazioni dei diritti umani nei confronti di migranti, rifugiati e vittime della tratta durante le operazioni di ricerca e soccorso e i trasferimenti nelle zone di confine in Tunisia.
Secondo il report, tra gennaio e luglio 2024, 189 persone, tra cui molti bambini, avrebbero perso la vita durante le traversate e 265 durante le operazioni di intercettazione in mare.
Inoltre, 95 persone risultano disperse e, in alcuni casi, potrebbero essere vittime di sparizioni forzate, fanno notare i ricercatori, criticando il fatto che la Tunisia continui a essere considerata un paese di origine sicuro dagli stati dell’Unione Europea.
Un secondo caso presso la Corte Penale Internazionale
Il 24 settembre scorso l’avvocato Rodney Dixon KC insieme al cofondatore della rete Refugees in Libya David Yambio, hanno presentato una denuncia alla Corte penale internazionale (CPI) sollecitando il procuratore generale Karim Khan a investigare le responsabilità di figure del regime riguardo ai crimini contro l’umanità subiti da detenuti politici e migranti.
Il gruppo aveva già presentato una prima denuncia contro alcune figure chiave del regime l’anno scorso.
Rimpatrio dei subsahariani verso i loro paesi d’origine
Poche ore dopo il reinsediamento di Kais Saied per un secondo mandato dopo la sua vittoria alle elezioni presidenziali, ottenuta con il 91% dei voti e un’affluenza inferiore al 30%, sono arrivate le felicitazioni della premier Giorgia Meloni.
Durante la conversazione telefonica, come riportato in un comunicato della presidenza tunisina, Saied ha sottolineato che la Tunisia sta collaborando con i suoi partner europei per porre fine alla crisi migratoria e garantire il rimpatrio dei migranti irregolari presenti sul territorio tunisino verso i loro paesi d’origine.
Una guardia di frontiera?
Saied sembra ben consapevole del crescente livello di opposizione tra l’opinione pubblica locale, compresi alcuni dei suoi stessi sostenitori, riguardo al ruolo della Tunisia come “guardia costiera” per l’Europa.
Le tensioni sono particolarmente evidenti a El Amra, una cittadina che è diventata simbolo delle difficoltà legate alla convivenza tra abitanti e migranti. Originariamente con 700 residenti, El Amra ha visto un afflusso massiccio di migranti, con campi allestiti sotto gli ulivi che ospitano decine di migliaia di persone, superando di gran lunga la popolazione locale e mettendo a dura prova le già scarse risorse.
Mondher Zenaidi, uno dei candidati esclusi dalla competizione elettorale contro Saied e indagato per terrorismo, ha ripetutamente criticato quella che definisce una malgestione della situazione migratoria e un «pericolo senza precedenti» per la Tunisia.
Ha accusato Saied di «vendere» aree come El Amra e Jbeniena per liberare Lampedusa, in riferimento alla politica di gestione dei migranti e agli accordi siglati con l’Italia e l’Europa.
Il discorso complottista di Saied
Durante il suo discorso per il giuramento davanti al parlamento il 21 ottobre, Saied non ha perso l’occasione per accusare coloro che hanno tentano di reintegrare i candidati alla presidenza esclusi (in riferimento alla decisione del tribunale amministrativo) di essere parte di un complotto orchestrato dagli «agenti del sionismo internazionale» e dai «membri delle logge massoniche» contro lo stato.
Nonostante non abbia menzionato il tema migratorio nel suo ultimo discorso, Saied ha affermato in passato che i migranti nel suo paese sono vittime di un sistema globale ingiusto che sfrutta queste persone per destabilizzare l’omogeneità della popolazione tunisina.
Dalle sue convinzioni emerge l’implicazione che questi cosiddetti “agenti sionisti e massonici” siano responsabili di tutte le strumentalizzazioni contro il suo paese, incluso questo fenomeno.