Tunisia: il trionfo di Saied tra la diaspora italiana - Nigrizia
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14.262 gli elettori tunisini che si sono recati alle urne
Tunisia: il trionfo di Saied tra la diaspora italiana
Alle ultime presidenziali l’ex docente di diritto ha ottenuto il 92% dei consensi tra i tunisini residenti in Italia e che sono andati a votare. Hanno giocato un ruolo importante l’avversione verso i partiti politici, le paure nei confronti dell’islam politico, le divisioni tra gli oppositori e l’apatia politica dei giovani, che puntano a lasciare il paese. Sta anche crescendo un forte sentimenti anti occidentale
09 Ottobre 2024
Articolo di Mohamed Ali Belhaj
Tempo di lettura 6 minuti
Foto tratta dal sito del giornale Il Trentino

Tunisia«Passavo per caso di qui. Un amico mi ha detto che c’era la possibilità di partecipare di votare per le “presidenziali” in Tunisia. Sono entrato e ho votato per Kais Saied. Non ho paura di nessuno, perché odio i Fratelli musulmani. Hanno distrutto il paese e devono rimanere nel posto in cui si trovano adesso (in carcere)».

Queste le parole di Taoufik, un tunisino di mezza età in Italia da 20 anni, fuori dal seggio elettorale di Mestre, durante il secondo giorno di votazione per le elezioni tunisine.

Farhat ha dato il suo voto al presidente rieletto Saied perché ha posto fine all’uso irresponsabile della libertà, come si è visto nel caso del parlamento che ha sciolto nel 2022. In quell’occasione, si verificarono diversi atti di violenza tra i deputati, mentre i tunisini morivano a causa del Covid-19.

Questi eventi continuano a turbare i tunisini, che sono scesi in strada la notte del 25 luglio 2021 per festeggiare la sospensione di un’Assemblea diventata simbolo di un decennio di caos, libertà mal gestita e deterioramento economico. Almeno questo era il pensiero dei sostenitori di Saied.

Presso il seggio elettorale di Padova, durante il terzo giorno dedicato dall’Alta autorità indipendente per le elezioni (Isie) al voto all’estero (6 ottobre), una donna ha dichiarato modo chiaro e orgoglioso di aver votato per Saied, subito dopo aver inserito la sua scheda nell’urna.

Le testimonianze raccolte in questi due seggi veneti riflettono i risultati dei 14.262 elettori della diaspora tunisina in Italia. Circa il 92% ha votato per Saied, mentre il 4,81% ha scelto Ayachi Zammel e l’1,39% Zouhair Meghzeoui. Percentuali simili ai risultati complessivi e definitivi del voto.

La partecipazione degli elettori tunisini all’estero è aumentata grazie a un nuovo sistema che consente loro di votare in seggi di loro scelta, e non solo in quello in cui sono già registrati.

7 milioni gli astenuti

Fuori dal seggio elettorale di Mestre, un giovane, probabilmente senza documenti, ha lanciato insulti contro l’autorità del suo paese, criticando l’aumento dei rimpatri automatici dei giovani tunisini privi di documenti di soggiorno. Questi rimpatri sono stati facilitati dagli accordi stipulati tra i governi di Italia e Tunisia.

Nonostante la grande vittoria di Saied, con circa 2,5 milioni di elettori, ci sono circa 7 milioni di tunisini che non hanno partecipato al voto. Inoltre, i dati dell’Isie indicano che solo il 6% dei giovani tra i 18 e i 35 anni si è recato alle urne. Si tratta di una percentuale molto bassa che evidenzia la disperazione dei giovani cresciuti nei dieci anni di democrazia. Giovani che non credono che siano possibili soluzioni politiche per il loro paese.

Fuga di cervelli e apatia politica

Anche prima dell’avvento di Saied al potere, molti di loro hanno deciso di lasciare il paese cercando la “salvezza individuale”.

I sondaggi di opinione del Barometro arabo sull’immigrazione nel Medioriente e Nordafrica, condotti in agosto, rivelano che la volontà di lasciare il paese tra i tunisini è la più alta tra sette paesi arabi con condizioni socioeconomiche simili. Il 46% di chi ha risposto all’indagine in Tunisia ha dichiarato di considerare possibile come scelta emigrare. E tra questi, il 71% sono giovani tra i 18 e i 29 anni.

A dicembre 2021, l’Osservatorio nazionale sulla migrazione della Tunisia ha segnalato che circa 42mila ingegneri e medici hanno lasciato il paese tra il 2015 e il 2020, evidenziando una significativa fuga di giovani professionisti, molti dei quali si sono astenuti alle ultime elezioni.

Il boicottagio dei partiti

La maggioranza dei principali partiti di opposizione ha scelto di boicottare le elezioni, ad eccezione del Movimento popolare, il partito di Zouhair Meghzaoui uno dei 3 candidati. Tuttavia, è difficile immaginare che questo boicottaggio sia stato un fattore determinante nella bassa partecipazione elettorale, sopratutto giovanile.

La popolarità del presidente Saied deriva in gran parte dalla sua immagine di integrità, una persona non coinvolta nei maneggi politici della “decade nera” (2011-2021), un periodo in cui molti partiti politici sono stati percepiti corrotti da una vasta fetta della popolazione.

Molti tra coloro che si sono recati alle urne, pur non essendo simpatizzanti di Saied, temono un ritorno a una democrazia corrotta.

Il partito islamico Ennahdha, che ha sostenuto o partecipato in molti governi post-rivoluzione 2011, è visto a livello popolare come il simbolo dell’élite politica responsabile del fallimento delle aspettative di miglioramento economico e sociale.

Le coalizioni di governo tra forze progressiste e islamiste hanno proiettato all’esterno un’apparente compatibilità. Ma sono sempre rimaste tensioni ideologiche tra di loro. Queste divergenze sono tra le cause della frammentazione dell’opposizione a Saied, che appare divisa e incapace di presentare un fronte coeso.

Assenza di campagna elettorale

L’intero processo elettorale non ha consentito un normale svolgimento della campagna. Le restrizioni imposte non solo hanno impedito a figure di spicco, ben conosciute dal popolo, di partecipare alla corsa elettorale contro Saied, ma hanno anche limitato la possibilità di offrire agli elettori un dibattito e una rappresentazione adeguata dei programmi politici.

Questo scenario ha avvantaggiato il presidente, che promuove lo slogan “il popolo sa cosa vuole”.

Saied beneficia anche di una narrativa che lui stesso alimenta, secondo cui tutti i problemi del paese sono il risultato del sabotaggio da parte delle forze corrotte all’interno dell’amministrazione e che lui combatte. Questo discorso ha contribuito a mantenere una certa simpatia nei confronti di un presidente percepito come animato dalle migliori intenzioni per il bene del popolo, ma vittima di complotti orditi contro di lui. Il slogan elettorale della sua campagna era “L’edilizia e la costruzione”.

Crescente sentimento anti-occidentale

Il 5 ottobre, il presidente dell’Isie ha ricevuto due delegazioni: una della commissione elettorale russa e una di quella venezuelana.

Questo segnale di riavvicinamento da parte di Saied verso potenze non allineate con l’Occidente, come Cina e Iran, riflette un sentimento presente nei paesi del sud del mondo.

Tra i sostenitori di Saied, si è rafforzata la convinzione che il modello democratico occidentale sia inutile, percepito come ipocrita e utilizzato come strumento dalle forze imperialiste per destabilizzare i loro paesi.

I recenti tragici eventi a Gaza e in Libano hanno reso sempre più difficile per i popoli del sud globale accettare e ascoltare i discorsi sulla democrazia di stampo occidentale.

Il sistema proposto da quest’ultima, che include il rispetto dei diritti umani, è crollato agli occhi delle popolazioni arabe, che hanno constatato come il sangue dei palestinesi e dei libanesi sembri valere meno di quello di chi vive nel mondo ricco.

Anche i tunisini, sia residenti all’estero che nel paese, sono profondamente coinvolti in questo processo di metamorfosi nei confronti dell’Occidente e dei suoi ideali.

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