L'Ucraina e la tempesta di sabbia maliana - Nigrizia
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Mali, Burkina Faso e Niger hanno scritto al Consiglio di sicurezza dell'ONU per denunciare l'ingerenza ucraina in Mali
L’Ucraina e la tempesta di sabbia maliana
La strategia anti-russa di Kiev in Africa sempre più in crisi
22 Agosto 2024
Articolo di Roberto Valussi
Tempo di lettura 2 minuti

La strategia di avvicinamento e seduzione dell’Ucraina nei confronti dei paesi africani sta vivendo una battuta d’arresto sempre più pronunciata. Martedì 20 agosto, il trio di giunte militari saheliane formato da Mali, Burkina Faso e Niger ha scritto al massimo organo delle Nazioni Unite, il Consiglio di sicurezza, per denunciare l’intervento di Kiev in Mali.

Così dopo la rottura delle relazioni diplomatiche da parte di Mali e Niger con l’Ucraina delle ultime settimane, arriva un’altra conferma del danno d’immagine creato dalle dichiarazioni di inizio agosto di Andriy Yusov, il portavoce dei servizi di intelligence militari ucraini.

Quest’ultimo aveva detto che Kiev aveva fornito informazioni chiave per l’attacco sferrato dai ribelli tuareg e il gruppo jihadista dello Jnim (affiliato ad Al-Qaeda) contro l’esercito regolare maliano, aiutato dai mercenari di Africa Corps (ex Wagner).

Bilancio dell’operazione militare: 47 morti tra i soldati maliani e 84 tra i paramilitari russi. È l’episodio più negativo per il Mali da quando ha ripreso la città strategica di Kidal, nel novembre 2023. 

Lo stato saheliano è infatti alle prese con un conflitto aperto per il controllo del territorio del nord, che è oggetto di contesa con gruppi tuareg indipendentisti e sigle jihadiste da più di dieci anni.

Apprendere che uno stato terzo come l’Ucraina stia collaborando con i suoi nemici, puramente in funzione anti-russa ha sollevato la preoccupazione anche al di fuori del Sahel.

La stessa ECOWAS, l’organizzazione regionale dell’Africa occidentale – nonostante sia in piena crisi diplomatica con le tre giunte golpiste – si è espressa contro ogni forma di ingerenza straniera. 

Per l’Ucraina, ci sono in ballo due anni di tessitura di una rete diplomatica con gli stati africani, finalizzata a contrastare l’influenza di Mosca nel continente. 

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