La notizia arriva dal sito Semafor. Ed è a suo modo uno scoop: migliaia di ugandesi che sorvegliavano gli edifici governativi statunitensi in Iraq e Afghanistan dal 2005 al 2020 si stanno preparando a citare in giudizio i loro ex datori di lavoro. A loro avviso, infatti, non sono stati pagati per il lavoro svolto e non hanno ricevuto neppure i soldi per le spese mediche necessarie per chi è uscito gravemente ferito da quelle zone di guerra.
In quegli anni sono stati impiegati, perché costavano molto meno dei militari o dei mercenari americani, a sorvegliare le istituzioni e le basi americane, diventate bersaglio Sono stati reclutati da società di sicurezza private incaricate dal Dipartimento della difesa degli Stati Uniti.
Costavano meno
Le guardie, che erano più economiche del personale americano, hanno contribuito a soddisfare la necessità di maggiore sicurezza negli edifici statunitensi dopo che sono diventati bersaglio di attacchi dei dopo la caduta di Saddam Hussein in Iraq e dei talebani in Afghanistan.
Le società di sicurezza private includevano Explosives Ordnance Disposal Technology (EODT) con sede nel Tennessee, Special Operations Consulting (SOC) e Constellis (ex Triple Canopy) – entrambe con sede in Virginia – e Sabre (Torres) International, tra gli altri.
Il sostegno del governo
Il mese scorso è arrivato il sostegno del governo ugandese alle loro richieste dopo che questi hanno presentato ai ministri documenti, comprese le lettere di assunzione.
Sono oltre 130mila gli ex ugandesi chiamati dalle varie agenzie di contractors in giro per il mondo. La loro associazione, Special Returnees Association (SRA), ha dichiarato che se il risarcimento non dovesse arrivare dai tradizionali canali diplomatici, potrebbe intraprendere una «azione legale di massa» per conto di migliaia dei suoi membri.