Il governo ugandese ha deciso di sospendere «con effetto immediato» l’associazione Sexual minorities Uganda (Smug), la principale organizzazione di difesa dei diritti delle persone Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transgender).
Lo ha annunciato venerdì scorso l’Ufficio nazionale delle organizzazioni non governative che fa capo al ministero dell’interno. Il direttore dello Smug, Frank Mugisha, ha dichiarato: «Si tratta di una caccia alle streghe radicata nell’omofobia sistematica e alimentata da movimenti anti gay. Il governo tratta le minoranze sessuali e di genere come dei cittadini di seconda classe».
La legislazione ugandese reprime le relazioni tra persone dello stesso sesso, anche se negli ultimi anni non ci sono stati procedimenti per atti omosessuali. Tuttavia sono all’ordine del giorno vessazioni e intimidazioni nei confronti di Lgbt: un clima avvelenato al quale contribuiscono le Chiese evangeliche che sono molto diffuse e che usano toni veementi riguardo ai movimenti Lgbt.
In Uganda, in virtù di una legge che risale alla colonizzazione britannica, le relazioni omosessuali sono passibili di ergastolo. Inoltre nel dicembre 2013 era stata approvata una legge che reprimeva in particolare la «promozione dell’omosessualità» e rendeva obbligatoria la denuncia degli omosessuali. Una legge che aveva suscitato indignazione a livello internazionale e che la Corte costituzionale ha annullato nell’agosto del 2014 per un vizio di forma.