Da oggi è in vigore in Uganda l’Anti-homosexuality Act 2023, una delle leggi anti-LGBTQ+ più dure in Africa e nel mondo.
Dopo averla rinviata al parlamento per modifiche, il 29 maggio il presidente Yoweri Museveni l’ha ratificata, riaccendendo condanne internazionali, in particolare da parte dei paesi occidentali che ora minacciano di sospendere gli aiuti.
Tra i primi a reagire gli Stati Uniti, uno dei partner commerciali e donatori più importanti per il paese. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha annunciato la limitazione sulla concessione di visti d’ingresso per alcuni funzionari ugandesi. Prima vittima è la presidente del parlamento Anita Among, a cui il visto è stato revocato.
Ad aprile il parlamento europeo aveva condannato il disegno di legge e chiesto agli Stati dell’Ue di fare pressioni su Museveni affinché non lo attuasse, avvertendo che erano in gioco le relazioni con Kampala.
Contro la legge un mese dopo era intervenuta anche la Open for Business Coalition, che riunisce colossi economici come Google e Microsoft.
Ma i parlamentari sponsor della legge non sembrano turbati dalle minacce e hanno dichiarato di voler guardare a nuove partnership, in particolare con il mondo arabo.
«Andremo in Arabia Saudita, in Kuwait, in Qatar, negli Emirati Arabi Uniti e il deficit causato da questi tagli potrà essere facilmente rimpiazzato», ha detto uno dei promotori, il deputato Asuman Basalirwa.
La legge – emendata su richiesta di Museveni che chiedeva che non criminalizzasse lo stato di omosessualità ma coloro che la praticano e promuovono – prevede tra l’altro la pena di morte per “omosessualità aggravata”, che include il sesso gay con un minorenne o quando uno dei partner è infetto da una malattia cronica, incluso l’Hiv.
E questo preoccupa le agenzie delle Nazioni Unite per il controllo della malattia, che parlano di un “grave pericolo” per i progressi fatti finora dal paese per rallentare i contagi e per l’accesso alle cure.
Un numero crescente di persone è ora scoraggiato dal rivolgersi a servizi sanitari vitali, per paura di attacchi e arresti, hanno affermato Pepfar (Piano di emergenza del presidente degli Stati Uniti per il soccorso contro l’Aids), UNAids e il Fondo globale per la lotta a Aids, tubercolosi e malaria.
La legislazione è stata condannata anche dai gruppi di attivisti ugandesi che hanno intentato un’azione legale per annullarla in quanto discriminatoria e in violazione i diritti delle persone. Contano in particolare su un precedente, quando nel 2014 una legge simile (colloquialmente nota come “kill the gays”) era stata annullata dalla Corte costituzionale.