Nell’ambito di un rimpasto di governo che ha visto il riposizionamento di cinque ministri, ieri il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni ha nominato suo figlio, generale Muhoozi Kainerugaba, comandante dell’esercito (Uganda People’s Defence Forces – UPDF), in sostituzione del generale Wilson Mbasu Mbadi, diventato ministro aggiunto per il Commercio.
Una promozione per il 49enne primogenito che lo stesso padre aveva rimosso dalla carica di comandante delle forze di terra dell’esercito nell’ottobre del 2022, in seguito a una serie di infelici dichiarazioni postate sui social media che avevano rischiato di far scoppiare incidenti diplomatici con il vicino Kenya (che aveva minacciato di invadere) e con l’Italia (per un tweet su Giorgia Meloni).
Kainerugaba da allora aveva ricoperto il ruolo di consigliere presidenziale senior, responsabile delle operazioni speciali.
Ora, grazie alla recente introduzione (il 17 febbraio) dell’UPDF Establishment 2021, uno strumento che delega il comando, il controllo e l’amministrazione dell’esercito al capo delle forze armate, il generale ottiene il comando di tutti gli elementi delle forze di difesa ugandesi.
Una mossa che alimenta le speculazioni sulla futura successione al padre – 79 anni, salito al potere con un golpe militare nel 1986 e in seguito rieletto per ben sei volte – alle prossime elezioni, in programma nel 2026. Speculazioni peraltro avvallate dallo stesso Kainerugaba che in un tweet subito rimosso un anno fa aveva dichiarato la sua volontà di candidarsi alla presidenza.
E poco importa se entrambi, padre e figlio, siano accusati di crimini contro l’umanità dalla Corte penale internazionale per l’incarcerazione, le torture e l’abuso sistematico di oppositori durante mesi di sanguinose repressioni che hanno preceduto e seguito il voto del 2021.
La corsa alla successione del controverso generale sembra peraltro essere già cominciata con la creazione di un gruppo a suo sostegno, la Lega Patriottica dell’Uganda (PLU), e con una serie di affollati raduni da lui organizzati in tutto il paese, in violazione della legge che vieta agli ufficiali dell’esercito in servizio di impegnarsi in politica.
Saranno proprio esercito e intelligence – dove alleati del generale sono strategicamente schierati in posizioni di comando -, secondo alcuni analisti, ad avere il maggior peso nella scelta della successione al potere, visto che nel suo partito, il Movimento di Resistenza Nazionale (NRM), Museveni non ha potenziali rivali.