Arrivare a 20-40mila effettivi in Africa entro la fine di questa estate. È l’obiettivo che si è posta di raggiungere Africa Corps, la nuova compagnia militare russa creata da Mosca dopo la dipartita di Evgenij Prigozhin e lo scioglimento formale del Gruppo Wagner. A segnalarlo è un recente report dal titolo Africa Corps – A new iteration of Russia’s old military presence in Africa, redatto dagli analisti dell’istituto polacco PISM (Polish Institute of International Affairs) Jędrzej Czerep e Filip Bryjka.
Secondo l’indagine difficilmente Africa Corps riuscirà a centrare questo traguardo, anzitutto per via della necessità di dover continuare a dirottare unità sul fronte ucraino. Al momento le stime del PISM dicono che la compagnia dispiega nel continente oltre 6mila soldati: circa 2mila in Mali, 1.600 in Repubblica Centrafricana, 1.800 in Libia (paese in cui le operazioni sono tornare a intensificarsi), tra i 100 e 300 in Burkina Faso e tra i 100 e 200 in Niger. In Sudan, infine, dovrebbero essere ancora presenti circa 100-200 unità.
Circa la metà del personale di Africa Corps, in particolare le figure di vertice, provengono da Wagner e da un’altra agenzia privata russa, la Redut. Il personale viene reclutato nel territorio di Krasnodar, dunque verosimilmente nell’ex base di Wagner di Molkino. La paga minima proposta da Africa Corps è di circa 1.200 dollari al mese, cifra che sale a circa 2.500 dollari considerando anche l’indennità.
A differenza di Wagner, rispondendo direttamente al ministero della Difesa russo ai soldati che prestano servizio nelle forze armate russe, e che sono alle sue dipendenze, Africa Corps garantisce tutti i benefit previsti in Russia per i militari (l’accesso a un mutuo, il pagamento dell’affitto nell’alloggio di servizio, l’assistenza medica).
Sul livello di autonomia, come detto Africa Corps deve attenersi alle indicazioni del Cremlino, non solo sul piano militare. Vale anche per i rapporti politici da tenere con i governi dei paesi africani in cui opera. E vale per la gestione di attività economiche, in primis miniere e giacimenti di petrolio e gas. I tempi dell’impero economico fatto lievitare in Africa da Prigozhin all’ombra del Cremlino sembrerebbero dunque finiti.
Continuità a Bangui
In Repubblica Centrafricana a garantire una certa continuità tra il vecchio e nuovo corso è la figura di Dimitri Sityi. Trentacinque anni, da anni vicino al presidente Faustin-Archange Touadéra, ai tempi di Prigozhin Sityi si occupava a Bangui quasi esclusivamente della gestione dei rapporti con i politici e i capi delle comunità locali e delle campagne di propaganda anti-occidentale.
Dopo l’uscita di scena di Prigozhin, è stato Touadéra in persona a chiedere la sua conferma e quella di altri responsabili di Wagner. Lo ha fatto a inizio settembre 2023, dunque poche settimane dopo la morte di Prigozhin, in un incontro con il numero due del GRU (il servizio di intelligence militare) Andrei Averyanov, con Yunus-Bek Yevkurov, viceministro della Difesa, e con Konstantin Mirzayants, comandante della compagnia Redut.
E così qualche mese dopo, nel febbraio scorso, Sytyi è riapparso a Bangui e ha iniziato a occuparsi non più solo di relazioni e propaganda ma anche di affari e sicurezza. Prima del suo rientro, su richiesta di Touadéra a Bangui era stato fatto tornare nel dicembre 2023 Valery Zakharov, ex ufficiale dell’FSB (intelligence interna), in passato a capo delle operazioni militari di Wagner nel paese e che mancava dalla Repubblica Centrafricana da due anni.
Percependo con il tramonto di Wagner una graduale dismissione dell’impegno russo in Repubblica Centrafricana a favore di fronti africani considerati più strategici come il Sahel, Touadéra è inoltre tornato a proporsi per ospitare nel suo paese una base militare permanente russa, individuando in quella di Berengo – che era stata di Wagner – il luogo ideale.
Negli ultimi tempi l’offerta è stata rilanciata anche da Fidèle Gouandjika, consigliere di Touderà, il quale ha fatto capire che in cambio sarebbero state garantite al Cremlino nuove concessioni minerarie e, soprattutto, che il paese non sarebbe stato “inghiottito dall’Occidente”. Un’allusione, quest’ultima, all’ingresso in Repubblica Centrafrica della compagnia militare privata americana Bancroft. Secondo il report dell’istituto polacco PISM è probabile che Sytyi sia stato fatto tornare a Bangui proprio per tenere alla larga Bancroft e ridare vigore alla propaganda anti-USA.
Ospitare una base militare permanente russa rappresenta d’altronde una priorità per Touadéra. Solo mantenendo “in casa” una presenza militare russa fissa, il presidente potrà essere certo del proseguimento del processo di disarmo delle milizie ribelli e del loro graduale assorbimento nelle forze armate centrafricane (FACA).
A fine aprile una delegazione russa guidata proprio da Sytyi si è recata a Kouango, località situata nella prefettura di Ouaka, dove ha negoziato la resa, la consegna delle armi e il successivo arruolamento nell’esercito regolare di un gruppo anti-Balaka attivo a Lissara, in totale 118 combattenti guidati dal generale Ngoulandou Golbert Cyprien.