Non le aveva mai mandate a dire nei convegni, sui giornali, nelle apparizioni televisive. E anche nel suo ultimo messaggio va dritto al punto. Attraverso la sua esperienza di chirurgo di guerra, prima con la Croce Rossa e poi con Emergency, l’associazione umanitaria che ha fondato nel 1994, racconta che cos’è la guerra e perché va collocata fuori dalla storia. La disamina lucida di un ateo convinto che non fa sconti a sé stesso, tanto meno a chi ha cariche politiche e nemmeno a noi.
Gino Strada ribadisce in ogni pagina che bisogna che ciascuno si faccia carico della responsabilità di cancellare la guerra. «Chi ha deriso il movimento per la pace accusandolo di non saper offrire alternative non si è mai fermato a riflettere sulle conseguenze delle sue scelte. Com’è andata con la scelta ripetuta della guerra in tutti questi anni (Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e, aggiungiamo noi, Ucraìna)?
La sola realtà, la sola verità inoppugnabile è che quello strumento, quella scelta, ancora una volta non ha funzionato». Ora è chiaro che è la politica in tutte le sue declinazioni che deve maturare la convinzione che questo arnese è inefficace e decidere di non utilizzarlo. Ma che cos’è la politica se non l’espressione delle visioni del mondo, degli interessi e dei conflitti che sono costitutivi delle comunità umane? E allora fare politica per costruire una buona politica, che si preoccupi dei diritti di tutti, è compito di ogni cittadino attivo.
Gino Strada fornisce argomenti a chi è stanco di baloccarsi con i buoni (e astratti) sentimenti e vuol percorrere la strada del cambiamento. Triage a Kabul: «Il nostro era l’unico ospedale che funzionava a Karte-seh, aveva una capacità di 150 posti letto, ma arrivammo ad avere anche 700 ricoverati, un incubo. (…) È uno dei momenti più difficili del lavoro di un chirurgo: decidere in pochi minuti non chi è il più grave ma chi ha più chance di sopravvivere, e fare di tutto per assicurargliele».
Kabul, 7 ottobre 2001: «I bombardieri americani attaccano in grande stile. C’erano morti nelle strade, gli ospedali erano pieni di gente fatta a pezzi da missile e bombe. La quantità di civili che pagava i costi della guerra era spaventosa, bambini, donne ragazzi. Tra i feriti, tanti nemmeno sapevano che cosa fosse successo l’11 settembre a più di 10mila chilometri di distanza da casa loro».
Emergency a Castel Volturno, 2011: «15mila migranti impiegati in agricoltura o nel settore edilizio. (…) In questo e in altri ghetti italiani nelle campagne e nelle periferie delle grandi città, tra le altre cose servono anche cure mediche gratuite e di qualità. Nell’ambulatorio di Emergency e in tante altre realtà, la solidarietà lotta contro lo sfruttamento». Sulle spese militari: «Ogni caccia F-35 costa 135 milioni di euro, quanto allestire mille posti letto in terapia intensiva: basta scegliere, non è difficile. (…) Non è troppo tardi per far sentire la nostra voce di cittadini del mondo».
Il chirurgo è morto il 13 agosto 2021. Nella postfazione di Simonetta Gola, la moglie di Gino Strada, curatrice del libro, spiega: «Curava le vittime e intanto rivendicava diritti. Una persona alla volta. In questo senso, il suo era uno sguardo profondamente politico». Uno sguardo che aveva maturato fin dall’infanzia a Sesto San Giovanni: «L’importanza del lavoro, la dignità, la solidarietà verso i vicini, l’idea di far parte di una comunità e che quindi in qualche modo alla comunità si dovesse rendere conto dei propri comportamenti erano pane quotidiano a casa mia».