Secondo l’Unhcr, nel 2024 le persone in fuga a causa di conflitti, violenze e persecuzioni raggiungeranno il numero record di 130 milioni di persone. Attualmente sono circa 114 milioni, di cui il 51% sono donne e ragazze.
L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati è tornata a parlare di uno dei nodi cruciali che le donne affrontano nell’esperienza migratoria: la violenza sessuale. I dati raccolti, probabilmente al ribasso, sono agghiaccianti: 1 donna su 5 ne è stata vittima.
Un destino ulteriormente complicato dalle barriere sociali e discriminazioni di genere che spesso perpetuano il loro stato di sofferenza, per riprendere le parole di Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.
Le crescenti crisi umanitarie, infatti, colpiscono in modo sproporzionato le donne e i bambini.
In Ciad, ad esempio, il 90% dei rifugiati che fuggono dal conflitto in Sudan sono donne e bambini, con il 77% delle donne arrivate che si trovano sole con i propri figli. Una percentuale analoga si riscontra nel nord del Mozambico.
Non stupiscono nemmeno i dati che riguardano gli arrivi nel nostro paese. Le donne che fuggono via mare attraversando il Mediterraneo affrontano gli stessi orrori. Una strage silenziosa per cui le carceri libiche – ma non solo – si sono rese tristemente note. Nel 2023, oltre 157 mila persone rifugiate e migranti sono arrivate via mare in Italia, e il 10% di esse erano donne, la maggior parte delle quali ha subito violenza sessuale durante il tragitto. Tra queste, l’aumento preoccupante delle gravidanze causate da abusi durante la fuga è una testimonianza angosciante della loro sofferenza.
Il sistema italiano offre supporto alle vittime di violenza di genere in linea con gli standard internazionali, ma persistono significativi vuoti nell’attuazione pratica delle leggi, soprattutto per quanto riguarda l’identificazione e la risposta alla violenza di genere su scala nazionale.