L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) dovrà effettuare «gravi tagli», il che peggiorerà la situazione dei rifugiati e degli sfollati interni, a meno che non le arriveranno fondi aggiuntivi immediati.
Lo ha affermato ieri l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, in apertura della 73ª sessione del comitato esecutivo dell’Unhcr.
«Se non riceviamo almeno altri 700 milioni di dollari, soprattutto per le nostre operazioni più sottofinanziate, entro la fine dell’anno saremo costretti a fare tagli severi, con conseguenze negative e talvolta tragiche per i rifugiati e le comunità ospitanti», ha affermato l’Alto commissario.
In un discorso agli stati membri a Ginevra, il capo dell’agenzia dell’Onu ha ricordato che con la guerra in Ucraìna e altre crisi, che hanno costretto allo sfollamento più di 100 milioni di persone in tutto il mondo, il budget dell’Unhcr è salito a oltre 10 miliardi di dollari.
E Grandi è arrivato a dire che «per la prima volta dall’inizio del mio mandato, sono preoccupato per la situazione finanziaria dell’agenzia».
Se non verranno stanziate risorse “sufficienti” per tutti gli interventi, le agenzie umanitarie saranno costrette a condannare i rifugiati e le comunità ospitanti a ulteriori difficoltà, perdita di speranza e rischio di continuare il loro viaggio. «Perché non possiamo prestare attenzione solo all’ultima crisi a danno delle altre», ha insistito il capo dell’Unhcr.
Deficit finanziari in molti paesi
Tra le operazioni in deficit, Grandi ha citato l’Etiopia finanziate ora solo per il 46%, mentre dopo la ripresa delle ostilità ad agosto, le condizioni umanitarie stanno nuovamente peggiorando. L’Uganda, che ospita più di 1,5 milioni di rifugiati, deve affrontare un «enorme buco finanziario».
Nel Sahel, dove «le persone hanno subìto violenze estreme oltre che l’emergenza climatica», la mancanza di fondi impedisce agli umanitari di fornire riparo e altri servizi.
In quell’area dell’Africa e in un paese come il Burkina Faso, solo quest’anno più di 325mila persone sono fuggite dalle proprie case. Questo è uno dei tanti indicatori molto preoccupanti che riflettono l’instabilità nel Sahel. Instabilità che induce le persone a scappare non solo all’interno dei loro paesi, ma anche nei vicini stati costieri, in Nordafrica e in Europa.
Grandi ha ricordato anche i milioni di rifugiati e sfollati siriani, più o meno lo stesso numero di quelli ucraìni. Anche qui è «particolarmente preoccupante la mancanza di fondi».
I conflitti restano il principale fattore di sfollamento forzato. In Myanmar, più di un milione di persone sono state sradicate internamente da quando l’esercito ha preso il potere lo scorso febbraio.
C’è poi il capitolo Ucraìna: l’Unhcr è molto preoccupata per l’impatto del freddo inverno sui circa 6,2 milioni di sfollati interni.