Nel 2023 quasi il 40% dei fondi destinati dall’Unione europea alle emergenze umanitarie mondiali, pari a 1,7 miliardi di euro, sarà riservato all’Africa, il continente più colpito da “crisi umanitarie indotte dall’uomo, derivanti da guerre, con violazioni spesso diffuse del diritto umanitario internazionale, conflitti o esplosioni di violenza”. Crisi che hanno subito un consistente incremento nell’ultimo anno.
Nel Sahel e nel bacino del lago Ciad, tra le più fragili regioni al mondo, Burkina Faso, Mali, Mauritania, Repubblica Centrafricana, Nigeria, Niger, Ciad e Camerun riceveranno 181,5 milioni di euro per “sostenere le persone colpite da conflitti, insicurezza, sfollamenti forzati e shock climatici”.
L’Africa orientale e meridionale riceverà 330,7 milioni di euro per programmi che “affrontano i bisogni delle persone colpite da conflitti a lungo termine” nella Repubblica democratica del Congo e “quelli sfollati a causa del cambiamento climatico e dei conflitti armati in Sudan, Sud Sudan, Uganda e Corno d’Africa”.
In quest’ultima regione, duramente colpita dagli effetti della siccità e da conflitti, i finanziamenti saranno suddivisi tra Gibuti, Etiopia e Kenya, mentre resta inspiegabilmente fuori la Somalia, pure alle prese con una drammatica crisi alimentare e con il terrorismo jihadista.
Medio Oriente e Nordafrica si spartiranno invece 382,2 milioni di euro, con stanziamenti anche per i rifugiati del conflitto saharawi nel Sahara occidentale.