Era il luglio del 2021 quando i ministri degli esteri dell’Unione Europea deliberarono di finanziare una formazione per i militari mozambicani impegnati a ristabilire la sicurezza a Cabo Delgado, regione all’estremo nord del Mozambico, dove da ottobre del 2017 violenti attacchi di matrice terroristica hanno sconquassato il paese.
Il programma di formazione – iniziato a settembre del 2022 – comprendeva preparazione operativa, controterrorismo, difesa dei civili e rispetto del diritto internazionale umanitario. La missione (denominata EUTM MOZ) è stata condotta dal Portogallo, e ha visto l’invio di 140 militari in Mozambico, divisi in due centri principali, uno per la formazione dei militari, l’altro per quella dei marines. Il costo si è attestato intorno ai 15 milioni di euro per un periodo di due anni, oltre a 4 milioni per l’invio di equipaggiamento non letale.
L’European Peace Facility per Cabo Delgado
I fondi sono stati resi disponibili attingendo dall’European Peace Facility, il nuovo strumento di difesa e sicurezza dell’Unione Europea approvato a marzo 2021 che ha incorporato il vecchio African Peace Facility (insieme all’Athena Mechanism. Con un fondo iniziale di più di 5 miliardi di euro, l’European Peace Facility ha speso quasi tutte le sue risorse per la guerra in Ucraina, rompendo due principi fondamentali: il multilateralismo e l’invio di soli equipaggiamenti non letali. Nel precedente programma, l’African Peace Facility, l’UE inviava i fondi all’Unione Africana la quale, a sua volta, li girava ai singoli stati o a entità sub-continentali dove la sicurezza era più a rischio.
Oggi, l’European Peace Facility permette all’UE di finanziare direttamente i singoli stati, relegando l’Unione Africana a un ruolo del tutto marginale. Il secondo aspetto riguarda l’invio di armi letali. Questo principio si è rotto a causa della guerra russo-ucraina, e anche sul fronte africano potrebbero esserci novità o, per lo meno, richieste in questo senso.
Le perplessità dell’Unione Europea …
L’incontro tenutosi a Maputo pochi giorni fa, alla presenza della presidente del Comitato Politico e di Sicurezza dell’Unione Europea, Delphine Pronk, non ha tuttavia dato risposte definitive. La delegazione partita da Bruxelles ha infatti ribadito l’interesse delle istituzioni comunitarie nel continuare a sostenere l’esercito mozambicano nello sforzo volto a combattere il jihadismo di Cabo Delgado, ma senza avanzare alcun impegno formale.
Tutto lascia presagire che le istituzioni comunitarie siano, al contempo, preoccupate della situazione sul terreno, ma non del tutto soddisfatte dei risultati della formazione dei militari mozambicani. Vi sono almeno due aspetti che lasciano molte perplessità: da un lato, la formazione in controterrorismo (col relativo supporto del lavoro di intelligence) non sembra abbia dato risultati troppo positivi. Sono stati, al contrario, proprio i terroristi a mostrare una conoscenza profonda dei movimenti delle truppe mozambicane sul terreno, tanto che, pochi giorni fa, una terribile imboscata ha tolto la vita a circa 25 giovani soldati dell’esercito locale.
Dall’altra parte, nonostante il silenzio del governo, le violenze contro i civili da parte dell’esercito regolare sono ormai all’ordine del giorno: basti pensare alle catture, torture e uccisioni indiscriminate di pescatori da parte dei marines mozambicani, con la giustificazione che questi siano collaboratori o informatori dei jihadisti. In questo quadro, le perplessità dell’UE sono più che legittime.
… e le richieste del governo mozambicano (e di quello portoghese)
Di contro, il governo mozambicano, attraverso il ministro della difesa, Artur Chume, ha avanzato una richiesta esplicita, anche se contraddittoria: andare oltre ai programmi di formazione e invio di equipaggiamento non letale, per passare a mettere a disposizione armi letali, come è stato fatto per l’Ucraina. Il ministro – in dichiarazioni ufficiali, riprese dal quotidiano governativo Notícias – ha giustificato questa richiesta con la minaccia globale costituita dal terrorismo in Mozambico, in cui gruppi locali sono sempre più in contatto con lo Stato Islamico, che ha rivendicato la maggioranza degli ultimi attacchi. D’altra parte, Chume ha ribadito che la situazione a Cabo Delgado “è stabile”, in un tentativo, assai malriuscito, di tranquillizzare l’opinione pubblica.
La richiesta di armi letali da parte del governo mozambicano è stata assecondata, anche se in modo al momento non del tutto esplicito, dal ministro della difesa portoghese. In dichiarazioni fatte mentre era in visita a Kigali, João Gomes Cravinho ha sottolineato la necessità, all’interno del processo di revisione dell’operazione EUTM MOZ, di andare oltre la semplice formazione, proponendo un (per il momento indefinito) “nuovo approccio”. I prossimi mesi diranno che direzione l’Unione Europea prenderà rispetto a una questione, quella di Cabo Delgado, sempre più scottante, in un contesto di rinnovati attacchi, nuove ondate di rifugiati e la missione SAMIM della Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (SADC) in uscita.