Venezia africana. Arte, cultura, persone - Nigrizia
Libri
Paul Kaplan, Shaul Bassi
Venezia africana. Arte, cultura, persone
wetlands, pp. 272, € 22,00
05 Settembre 2024
Articolo di Anna Jannello
Tempo di lettura 3 minuti

Chi ama e conosce Venezia, sarà piacevolmente sorpreso di trovare in Venezia africana (wetlands editore) l’ispirazione per scoprire ancora qualcosa di nuovo nella città lagunare. Chiese e musei, magari visitati più volte, vengono infatti proposti dagli autori di questa particolarissima guida (pubblicata anche in inglese, African Venice) sotto un’angolatura originale, quella che testimonia la presenza africana a Venezia nell’arte e nella cultura.

Paul Kaplan, professore di Storia dell’arte al Purchase College (State University of New York) e Shaul Bassi, professore di letteratura inglese a Ca’ Foscari, guidano sapientemente il lettore in dieci itinerari attraverso i sestieri, le isole della laguna, la Biennale, Mestre e Marghera, ma anche le vicine Padova, Vicenza e Verona.

Alle Gallerie dell’Accademia, principale collezione di pittura veneziana, un particolare che può essere sfuggito al turista nel dipinto di Gentile Bellini Il Miracolo della reliquia della Croce al ponte di San Lorenzo (1500), è oggetto dell’attenzione dei due curatori: sul margine destro, una persona nera semi nuda è pronta a tuffarsi in acqua per recuperare la preziosa reliquia. Dietro di lui una donna bianca (la sua “padrona”?). A partire dalla seconda metà del XV secolo è aumentato l’afflusso di schiavi africani neri a Venezia, molti di essi lavorano come barcaioli.

Attività questa documentata in un altro quadro esposto all’Accademia, Il Miracolo della reliquia della Croce al ponte di Rialto (Vittore Carpaccio, 1494): in un’affollata panoramica della vita quotidiana sul Canal Grande, spicca l’immagine centrale di un gondoliere nero, elegantemente vestito alla moda, intento a vogare.

Frequente anche la rappresentazione di africani neri come camerieri e paggi, presenti in parecchi quadri di Paolo Veronese, fra cui Le nozze di Cana (1562-1563, ora al Louvre) e di decine di suoi contemporanei fino al dipinto del 1751 di Pietro Longhi, L’ambasciata del moro – che mostra un servitore di colore in calzamaglia rossa – esposto a Ca’ Rezzonico.

L’elegante palazzo sul Canal Grande, oggi museo del Settecento veneziano, ospita la più umiliante raffigurazione della schiavitù dei neri nella Serenissima: la scultura in ebano di tre schiavi avvolti in catene, opera dell’intagliatore Andrea Brustolon. Situazione che ritroviamo anche all’interno della basilica dei Frari: quattro imponenti figure di schiavi africani, in marmo bianco e nero, reggono il peso dell’enorme struttura scultorea, tomba del doge Giovanni Pesaro.

Non poteva mancare, nell’accurata descrizione delle immagini africane a Venezia dal Medioevo ad oggi, il riferimento all’Otello scespiriano, emblematico personaggio dell’integrazione di un nero con la società veneziana. Completano e arricchiscono il volume i testi di Maaza Mengiste, Igiaba Scego, Caryl Phillips, Eddy L. Harris e altri autori, oltre a una bellissima poesia dello scrittore keniano Ngugi wa Thiong’o.

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