Il Covid-19 ha messo in ginocchio il continente africano. Non solo per quanto concerne il suo già fragile sistema sanitario. Ma, soprattutto, per la gravissima crisi economica innescata dalla pandemia. Come se non bastasse, si stanno acuendo le crisi armate che investono la macro regione subsahariana (Burkina Faso, Etiopia, Repubblica democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Mozambico, Somalia, Mali, Nigeria…).
E cosa dire dell’emergenza alimentare? Nel corso del 2020, secondo il Programma alimentare mondiale (Pam), 7 milioni di persone sono morte in Africa per fame e, qualora la pandemia dovesse procrastinarsi nel tempo per la fragilità del sistema sanitario continentale e la crisi economica in atto, il numero delle vittime potrebbe crescere di 5 volte.
Per inciso, nel corso degli ultimi 12 mesi, nell’Africa subsahariana, si è registrato un +15% d’inflazione per i generi alimentari di base. Di fronte a questo scenario le Development finance institutions dei paesi del G7 (tra cui l’italiana Cassa Depositi e Prestiti) hanno annunciato, a margine del vertice dei leader mondiali in Cornovaglia, tra l’11 e il 13 giugno scorso, un piano d’investimenti pari a 80 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, per sostenere l’economia dei paesi africani.
Al progetto parteciperanno anche la International finance corporation, l’African development bank, la European bank reconstruction and development e la European investment bank. Almeno sulla carta si tratta di investimenti ad alto impatto nello sviluppo sostenibile.
La notizia ha avuto grande risonanza sulla stampa internazionale, ma, purtroppo, la somma è del tutto insufficiente, se si considera che, secondo le stime del Fondo monetario internazionale, la sola Africa subsahariana avrebbe bisogno di circa 425 miliardi di dollari di finanziamenti aggiuntivi entro il 2025 per contrastare adeguatamente la crisi pandemica e ridurre la povertà nella macro regione.
Inoltre, i G7 ancora una volta hanno ignorato il tema delle riforme macroeconomiche per tutelare i diritti dei paesi africani e, in termini generali, di quelli del Sud del mondo. Da rilevare che nell’arco dei prossimi 3 anni il debito dei paesi africani raggiungerà i 900 miliardi di dollari, un fenomeno che si è acuito a dismisura a seguito del declassamento delle economie nazionali africane, operato in piena pandemia dalle agenzie di Rating.
Nel frattempo, la ricchezza totale dei miliardari nel mondo ha raggiunto i 10,2 trilioni di dollari nel bel mezzo della pandemia. Da notare che i circa 2mila mega miliardari che dominano le piazze finanziarie, detengono il 60% di tutta la ricchezza globale. Una ricchezza che è di gran lunga superiore a quanto possiedono i 4 miliardi e 560 milioni di persone dei paesi poveri, pari a oltre la metà della popolazione mondiale. Semplicemente immorale!
Agenzie di Rating: società di monitoraggio delle entità che emettono titoli nel mercato finanziario in vista di darne una valutazione (rating) che viene tenuta in conto dagli investitori nel momento in cui esplorano le proprie strategie di compravendita dei diversi strumenti finanziari come azioni, obbligazioni e fondi d’investimento perché non hanno sempre accesso a tutte le informazioni relative ai dettagli del sistema finanziario globale.
Alcune tra le più conosciute, come Standard&Poor’s e Moody’s danno delle valutazioni sui sistemi finanziari a livello di ogni singolo paese determinando, quando sono riviste al rialzo o al ribasso, massicci spostamenti di capitali da parte degli investitori internazionali e veri e propri “scossoni” per i sistemi finanziari delle nazioni interessate.