Wole Soyinka, gigante della parola e dei diritti - Nigrizia
Arte e Cultura Nigeria
Il primo africano nero premio Nobel per la letteratura ha da poco passato la soglia dei 90 anni
Wole Soyinka, gigante della parola e dei diritti
«Non avrei mai immaginato di vivere fino ad oggi». Il drammaturgo, commediografo, saggista e poeta nigeriano ha commentato così il suo compleanno, con la forza e la semplicità che da sempre lo contraddistinguono. Un’occasione per il mondo intero di celebrare la sua ricca vita e le sue opere
18 Luglio 2024
Articolo di John White
Tempo di lettura 4 minuti
Wole Soyinka durante una conferenza alla Biblioteca pubblica di Stoccolma il 4 ottobre 2018 (Credit: Frankie Fouganthin / CC BY-SA 4.0 / Wikimedia Commons)

Ho incontrato Wole Soyinka alcuni anni or sono nell’Università di Addis Abeba, dove era giunto per ricevere una laurea ad honorem. Figura prestante e autorevole che, favorito anche dalla sua affascinante canizie, riflette innata saggezza, Soyinka ha compiuto il 13 luglio 90 anni.

Akinwande Oluwole Soyinka è nato infatti nel luglio 1934 ad Abeokuta, nel sud-ovest della Nigeria. Drammaturgo, commediografo, saggista e poeta, Soyinka, primo africano nero insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1986, ha raggiunto fama internazionale con opere che hanno goduto di una forte risonanza non solo nel suo paese, ma anche in tutta l’Africa e nel mondo.

Il suo genetliaco è stato celebrato con numerosi eventi: proiezioni di film sulla sua vita, mostre di libri, recitazioni poetiche e rappresentazioni teatrali. Famose erano state le sue dichiarazioni in occasione dell’accettazione del Nobel a Stoccolma, dove si presentò sfoggiando sgargianti vestiti tradizionali della Nigeria.

«Era inevitabile che il mondo occidentale e quello africano, soprattutto quella parte di esso che costituisce il mondo yoruba – aveva detto nell’occasione l’artista -, si incontrassero al crocevia della Svezia. Che io sia l’artefice di un incontro così simbolico è dovuto molto semplicemente al fatto che la mia ispirazione è dovuta a Ogun, il dio della creatività e della distruzione, della lirica e della metallurgia».

E spiegava: «Questa divinità, all’inizio dei tempi, ha anticipato il grande scienziato Alfred Nobel, aprendo un percorso attraverso il caos primordiale, facendosi strada con la dinamite attraverso la massa terrestre e aprendo una strada per i suoi compagni; divinità che cercavano di ricongiungersi con noi, mortali».

Nel suo discorso, Soyinka aveva inoltre dichiarato di voler rappresentare molto più del suo paese, e aveva denunciato il colonialismo e il modo in cui i neri, nell’era dell’apartheid in Sudafrica, erano palesemente e ripetutamente discriminati.

Completati gli studi con un master nel Regno Unito, alcune delle sue prime opere sono diventate best-seller: The Swamp Dwellers, The Lion and the Jewel, Kongi’s Harvest, Trials of Bothers Jero, Death and The Kings Horseman, Season of Anomy, The Interpreters, Ake: The Years of Childhood, The Man Died e il suo libro di memorie Ibadan: The Penkelemesi Years

Soyinka ha sempre creduto nel potere di trasformazione della letteratura e dell’arte in genere, e nel ruolo che essa ha nel rompere le barriere della cultura, del pensiero e della geografia.

La difesa delle sue convinzioni gli provocò non pochi problemi: nel 1965 venne arrestato e accusato di aver illegalmente fatto irruzione in una stazione radio facendo denunciare di negligenza elettorale il leader politico della regione occidentale della Nigeria.

In seguito venne imprigionato per due anni per essersi incontrato segretamente a Enugu con il governatore della regione orientale della Nigeria al fine di scongiurare la guerra civile che nel 1967 sarebbe poi scoppiata nel Biafra.

Gli venne negato in questo tempo ogni accesso a libri e materiale per continuare a scrivere. Nel libro The Man Died, Soyinka racconta in dettaglio la sua prigionia e in esso si riflettono le sue opere teatrali e le sue poesie, oltre alla sua passione per la giustizia.

Molti anni dopo, Soyinka sfuggì all’arresto dopo l’annullamento delle elezioni del 12 giugno 1993 vinte da Moshood Abiola, ma annullate per l’appunto dal presidente uscente Ibrahim Babangida, che provvide a nominare come suo sostituto Ernest Shonekan.

Lo scrittore abbandonò la Nigeria con altri attivisti per la democrazia, tra cui l’attuale presidente Bola Ahmed Tinubu.

Agli occhi della nuova generazione di saggisti e scrittori nigeriani, Soyinka appare una figura di saggezza, la cui personalità e profondità di conoscenza trascendono la scrittura, il teatro e la politica.

Kola Tubosun, linguista e scrittrice nigeriana, ad esempio, vede Soyinka come un autentico pioniere, e il suo impatto e la sua fama – secondo lei – hanno potuto aprire molte porte ai creativi africani.

La Tubosun, tra l’altro, sta per far uscire un film dal titolo Ebrohimie Road Soyinka, per commemorare il 90° compleanno dell’artista. Awam Amkpa, professore di teatro, attore e regista, d’altro canto, farà uscire a breve il film The Man Died, adattamento romanzato delle memorie del periodo di carcere di Soyinka.  

Adedotun Aremu Gbadebo III, monarca dell’Alake di Egbaland, infine, ha dichiarato il 13 luglio Wole Soyinka Day a Abeokuta, luogo di nascita di Soyinka. Lo stesso Gbadebo ha inoltre esortato il governo federale a dichiarare lo stesso giorno festa nazionale.

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