Il 12 agosto i seggi sono stati aperti alle 6 del mattino ma la gente ha cominciato ad arrivare avanti ai cancelli delle scuole già a notte fonda ed è rimasta in fila per ore sotto il sole caldo d’agosto. Verso le 13 il governo ha ordinato a Zicta (Zambia information and communications technology authority), l’autorità per le telecomunicazioni, di oscurare i social media.
La notizia è rimbalzata in tutto il paese, come una pallina di gomma in una stanza. I giovani sono stati i primi a riconnettersi e informare la popolazione sull’uso dell’applicazione Vpn che consente di collegarsi alla rete e riutilizzare gli stessi media che il governo ha oscurato. Nel giro di due ore, la maggior parte della popolazione si era riconnessa.
Si è trattato di una grave violazione dei diritti umani. Una mossa che, a livello internazionale, mette in cattivissima luce il governo di Lungu, che già a giugno era stato messo a nudo da un report di Amnesty International, per una caduta drastica del rispetto dei diritti umani dalla salita al potere del Fronte patriottico (Patriotic Front – Pf).
Al momento non è arrivata ancora nessuna dichiarazione da parte del governo per spiegare l’accaduto. Il tentativo, fortunatamente fallito, di oscurare internet, non ha fatto altro che confermare il rapporto di Amnesty.
Le elezioni di quest’anno sono state caratterizzate soprattutto dall’impressionante quantità di gente che vi ha partecipato: quasi il 71% degli oltre 7 milioni di cittadini registrati. Un record nella storia dello Zambia.
Sarà una lunga notte di conteggi e di trepida attesa per il popolo zambiano.
La mattina del 13 agosto il paese si è svegliato con i primi dati che davano l’oppositore Hakainde Hichilema in testa rispetto a Lungu. Per le strade c’era una sorta di inattesa euforia, a conferma della teoria del “popolo delle angurie”, ovvero: verdi (colore del Pf) fuori, nei luoghi pubblici, ma rossi (colore del Partito unito per lo sviluppo nazionale – Upnd) dentro la cabina elettorale.
Alcuni rappresentanti del Pf, in una conferenza stampa, hanno dichiarato di essere in possesso di dati che vedono il presidente uscente in netto vantaggio rispetto al suo avversario Hakainde.
La promessa della Commissione elettorale (Ecz) di aggiornare il paese alle 15 sull’andamento dello spoglio non è stata rispettata e mentre tutti aspettavano primi dati, la commissione si è chiusa in un preoccupante silenzio.
Il day after è stato comunque caratterizzato da un sostanziale clima di pace e di paziente attesa, tranne qualche tensione a macchia di leopardo verso il centro di Lusaka. Un clima, caratterizzato da strade piene di soldati in assetto antisommossa, che si è fatto più teso dopo la notizia dell’uccisione di due simpatizzanti del Pf e dell’accoltellamento allo stomaco del sindaco uscente di Lusaka, Miles Sampa, sempre appartenente al Pf. Queste aggressioni, secondo la stampa, sarebbero avvenute nella notte.
Il Mulungushi conference centre, dove la Commissione elettorale era riunita per il conteggio finale, era completamente assediato. Centinaia di persone erano accampate fuori dai cancelli, occupando parte della strada principale, la Great East Road, una delle arterie più importanti di Lusaka.
Alcuni leader dell’opposizione premevano per ufficializzare un verdetto che, a detta del Upnd, era già chiaro e lampante: Hakainde era ampiamente in testa. Questa attesa ingiustificata, non ha fatto altro che aumentare i sospetti di tentativi di brogli da parte del governo, aumentando la tensione e la possibilità di disordini.
Col passare delle ore, sempre più gente si radunava all’esterno del Mulungushi Centre, con i soldati schierati e tesi, pronti ad eseguire gli ordini dati dal presidente uscente Lungu, di intervenire tempestivamente, al sorgere di ogni cenno di agitazione.
Proprio il giorno dopo le aggressioni ai membri del suo partito, in un comunicato stampa – uno dei pochi del suo mandato -, il presidente aveva dichiarato di voler far guerra ai violenti, per difendere tutto il popolo zambiano da chi vuole destabilizzare la pace e compromettere la validità delle elezioni. Dichiarazioni con le quali Lungu sembrava voler mettere le mani avanti in vista di un possibile risultato negativo del suo partito.
I giochi sembravano veramente fatti, ma si aspettava ancora l’ufficializzazione da parte della Ecz.
Nel tardo pomeriggio, in conferenza stampa, alcuni candidati dell’opposizione, come Nevers Mumba del Movimento per la democrazia multi-partitica (Movement for multi-party democracy – Mmd), già si congratulavano pubblicamente con Hakainde Hichilema per la vittoria incontestabile.
Lo Zambia era incollato a Diamond TV, unico mezzo d’informazione libera rimasto, dopo le chiusure di radio, stazioni televisive e giornali da parte del governo di Lungu. Il popolo zambiano aspettava con ansia e trepidazione l’ufficializzazione di un risultato che era già nell’aria. Intanto l’Alta Corte ordinava a Zicta di sbloccare internet con effetto immediato.
Gli attesissimi primi risultati del voto sono stati pubblicati solo all’una di notte, con 15 ore di ritardo. Ritardo rispetto al quale la Commissione elettorale non ha fornito alcuna motivazione. I dati forniti confermavano il vantaggio di Hakainde su Lungu. Il prossimo aggiornamento è stato fissato per le 11 del mattino seguente.
Il 14 agosto lo Zambia si è risvegliato con internet, tornato a funzionare. Ed è proseguita l’attesa con un nuovo, inspiegabile ritardo (3 ore), da parte della Commissione elettorale, nell’annuncio degli aggiornamenti.
Tra i membri dell’opposizione presenti al Mulungushi conference centre, ormai c’era la sicurezza che qualcosa di irregolare stesse accadendo. A guidare la contestazione è stato il leader politico dello Upnd, Garry Nkombo, che si è detto sicuro che il Pf di Edgar Lungu stesse cercando di falsificare i risultati per restare al potere. Lo stesso Nkombo ha contestato apertamente l’operato della Ecz, richiamandola ad un atto di responsabilità verso il paese.
Il nuovo aggiornamento, alle 14, vedeva Hakainde Hichilema in testa con 449.699 voti contro i 266.202 del presidente uscente Edgar Chagwa Lungu.
Nel frattempo, per le strade, erano spariti tutti i simboli del partito al governo. Niente più magliette e cappellini verdi, niente più cadres (i sostenitori più agitati e violenti del Pf) arroganti agli angoli delle strade, nei mercati e nelle stazioni. Il verde era sparito dalle strade della capitale.
Alle 17 Edgar Lungu ha dichiarato di non accettare il risultato del voto, che a suo dire non sarebbe stato né pacifico né equo, vista l’uccisione di due membri del suo partito. Lungu contestava il risultato in tre province: Southern, North Western e Western Province, sostenendo che l’opposizione avrebbe intimidito, attraverso la violenza, i sostenitori del Pf. Il presidente ha quindi chiesto alla Ecz di sospendere il conteggio dei voti, minacciando provvedimenti, ma lo spoglio è continuato. Il re era ormai nudo e non voleva lasciare il castello.
La seconda notte dopo il voto è passata tranquilla in tutto il paese. Il popolo zambiano si è addormentato con il sogno di un cambiamento radicale che sembrava essere alle porte. Hakainde era in netto vantaggio su Lungu, un distacco che aumentava, voto dopo voto.
Il popolo sta alzando la testa dopo anni di regime. Adesso si avverte chiaramente, quanto la gente aveva paura di esprimersi pubblicamente. Oggi il “popolo delle angurie” è uscito allo scoperto e ha preso una netta posizione contro il governo di Lungu.
I giovani sono il vero fattore di cambiamento, la vera differenza l’hanno fatta loro, silenziati e minacciati troppe volte dal governo di cadres del Fronte patriottico.
Questa è la seconda volta che i giovani gabbano il regime. La prima volta organizzando una manifestazione per la libertà d’espressione che si doveva tenere in centro città, mentre segretamente e con l’utilizzo di social, la protesta avvenne nella savana fuori Lusaka. Lungu e i suoi cadres avevano mandato l’esercito in città, aspettando di reprimere chi invece stava già protestando altrove e con l’utilizzo dei social. Un affronto che mostra tutte le limitazioni di un governo basato sull’autoritarismo.
Alle 15.30 del 15 agosto la gente ormai è per le strade, anche se gli spogli non sono ancora terminati. Clacson, musica e gli immancabili teppisti che vandalizzavano senza motivo.
Sui social i giovani si stavano organizzando per radunarsi e festeggiare. I rappresentanti del governo erano spariti. Alcune voci sostenevano addirittura che i rappresentanti del Pf, i più rumorosi in campagna elettorale, stavano lasciando il paese.
È la resa dei conti. Il popolo oppresso per più di sei anni, ha voglia di cambiamento, e lo vuole subito, anche se è davvero troppo presto per affollare le strade. Mancavano all’appello 49 costituenti da conteggiare; 107 contate su 156.
Hakainde aveva ottenuto 1.871.228 voti contro 1.101.422 di Lungu, un gap che si allargava ulteriormente e volava a 769.806 voti di differenza.
Alle 18:50 un boato di grida e clacson è scoppiato improvvisamente per le strade di Lusaka quando la Ecz ha annunciato i nuovi aggiornamenti che vedevano Hakainde a 2.324.847 voti contro 1.464.681 di Lungu. Saliva il distacco, arrivato a 860.166 voti e mancavano solo 28 costituenti da conteggiare su 156. A meno di un miracolo – ma forse non sarebbe bastato nemmeno quello -, Hakainde Hichilema è il settimo presidente della Repubblica presidenziale dello Zambia.
La corsa alla State House è quasi finita. Manca solo il triplice fischio finale, e poi lo Zambia sigillerà il quarto cambio di partito dall’indipendenza, ottenuta il 24 ottobre 1964.
Poco dopo l’1 di notte del 16 agosto l’annuncio ufficiale: Hakainde Hichilema ha vinto con oltre 2 milioni e 810mila voti contro poco più di 1 milione e 814mila di Lungu e un distacco di quasi 1 milione di voti. Edgar Lungu è stato abbondantemente sconfitto dal popolo zambiano.
Lo Zambia ha rimandato al mittente una campagna elettorale basata sulla violenza verbale, sul tribalismo e sulle intimidazioni. Il popolo zambiano non ha voluto vanificare lo sforzo dell’appena scomparso padre della patria Kenneth Kaunda, di creare unità sotto il grido di One Zambia, one nation. Adesso Hakainde ha il compito di risollevare un paese altamente in crisi e in difficoltà. Il popolo ha fiducia e c’è una speranza nuova nell’aria, cosa che mancava da troppo tempo. Buon lavoro Mr. president, non deluda le aspettative e le promesse fatte al popolo.