La pandemia ha intaccato pesantemente l’economia globale, ma in alcune parti del mondo questa ondata ha avuto un impatto devastante. È il caso dello Zambia, che dopo anni di malgoverno e due anni abbondanti di Covid e varianti, si trova a contare le vittime sotto le macerie di un’economia che ha sepolto la fascia più povera, ovvero la maggior parte della popolazione.
Secondo il World Inequality Report 2022 infatti, lo Zambia a livello economico è uno tra i paesi meno equi del mondo, con un coefficente Gini del 58,09%, il che vuol dire che quasi il 60% dei cittadini percepisce un reddito inferiore a quello medio della popolazione e, aggiungendo la classe media, è facile intuire che la maggior parte della ricchezza del paese è in mano a poche persone.
In questo quadro poco incoraggiante mancavano le pennellate date dal nuovo governo che, contrariamente a quanto promesso, sta aumentando tutto ciò che in campagna elettorale aveva detto di voler diminuire. Questo è l’effetto del riavvicinamento al Fondo monetario internazionale (Fmi), con cui i rapporti si erano incrinati dopo che il regime del Fronte Patriottico (PF), sotto la guida di Edgar Lungu, aveva rifiutato le misure austere imposte per far fronte all’enorme indebitamento del paese, entrato in default.
Hakainde Hichilema, nuovo presidente, ha invece da subito trovato un accordo per un programma di aggiustamento strutturale da 1,4 miliardi di dollari con il Fmi, accordo che punisce ulteriormente i più poveri. L’ultimo “ritocchino” riguarda l’incremento del costo del carburante. Dopo aver eliminato i sussidi che per due anni hanno mantenuto i costi artificialmente stabili, il prezzo della benzina è passato in una notte da 17,62 kwacha (poco più di 90 centesimi di euro) a 21,16 kwacha al litro (più di 1 euro e 10 centesimi), e quello del diesel è salito da 15,59 a 20,15 kwacha al litro.
Chi ha quattro soldi in tasca e qualche nozione di economia spiccia tra le mani, sa che lo Zambia deve necessariamente far saltare fuori i soldi da qualche parte per ripagare il debito, e lo fa con misure austere che toccano il portafoglio della gente. Chi ha un conto corrente a molti zeri è sostenitore di questo nuova “stretta della cinghia”, descritta come necessaria e inevitabile.
Un sacrificio che sul piano macroeconomico starebbe iniziando a dare frutti, visto che il kwacha ha chiuso il 2021 un guadagno di quasi il 7% rispetto al dollaro Usa, la seconda valuta più performante a livello globale.
I problemi fondamentali, e pratici, però sono tre: il primo è che in campagna elettorale, con tanto di formule matematiche, il presidente Hichilema aveva promesso solennemente al popolo un’immediata riduzione del prezzo della benzina, che da 17,62 kwacha sarebbe dovuta scendere a 15,37 per litro.
Il repentino aumento non solo rappresenta una promessa non mantenuta, ma un tradimento della stessa, una beffa al popolo, spettatore di un notevole incremento al posto di una riduzione. La gente che tira a campare ha votato HH per quello che ha promesso, indipendentemente dal riavvicinamento al Fmi, pur necessario che sia. E questo ha già fatto perdere consensi al nuovo governo.
Il secondo problema è che l’aumento del carburante (e quello imminente dell’energia elettrica, in crescita del 13%, ndr) trascina con sé tutta una serie di aumenti che cadono direttamente sulla testa della fascia più povera, dal prezzo dei trasporti pubblici a quello di verdure e ortaggi, base dei pasti della popolazione a basso reddito. Aumentare il carburante vuol dire un aumento del costo della vita dalla mattina alla sera.
Lo Zambia ha chiuso il 2021 con un tasso d’inflazione del 16.4% (in ribasso rispetto al 19,3% di novembre e con previsioni di un ulteriore calo nel 2022) e, anche se secondo l’Agenzia di statistica nazionale (Zambia Statistics Agency) si tratta di una nota positiva, resta pur sempre un peso enorme caricato sulle spalle della popolazione che fatica a mettere qualcosa sul tavolo, cosa che si vede bene anche nel quartiere di Bauleni, a Lusaka, con un inasprimento della povertà, palpabile nelle case della gente.
Il terzo problema riguarda l’aumento delle differenze e delle disuguaglianze economiche e sociali del paese, già sottolineate dal World Inequality Report 2022 che, comunque, rischia di raccontare una situazione molto migliore di quella reale. L’aumento della povertà, e di conseguenza di tensione sociale, produce un aumento della criminalità che rende il paese meno sicuro per tutti, investitori, turisti e soprattutto per la popolazione locale. Un peso che ricade nuovamente sull’economia del paese.
Questo è il quadro dei primi quattro mesi della nuova amministrazione, quella che tutti chiamavano “the new dawn”, la nuova alba, ma che sembra invece un prolungamento della buia e lunga notte del precedente governo. Una notte che sembra durerà anche per tutto questo nuovo anno, appena iniziato.