Un primo impianto per la produzione di vaccini contro il colera potrebbe sorgere a breve in Zambia, dove quest’anno la malattia ha colpito oltre 20mila persone, uccidendone almeno 700.
La costruzione del centro per lo sviluppo dei sieri sarà resa possibile da un memorandum d’intesa siglato in settimana fra il governo zambiano e la società cinese Jijia International Medical Technology. Lusaka partecipa all’accordo tramite la sua Industrial Development Corporation (IDC), una compagna di proprietà statale incaricata di guidare i piani di investimenti del governo per lo sviluppo industriale.
Secondo quanto riportato dall’emittente televisiva nazionale zambiana Znbc, la prima fase dell’iniziativa al centro del memorandum costerà 37 milioni di dollari. Si prevede che l’impianto produrrà circa 3 milioni di dosi ma non sono state fornite indicazioni rispetto alle tempistiche.
L’intesa è parte di un più ampio programma per lo sviluppo delle capacità di produzione di materiale farmaceutico che il governo zambiano ha lanciato nel 2022 insieme alla compagnia cinese Shanghai United Cell Biotechnology Company. La costruzione di questo primo impianto va poi collocata all’interno dell’impegno per l’eradicazione del colera entro il 2030 che le autorità zambiane stanno portando avanti come leader anche nell’ambito di consessi internazionali.
A oggi vaccini prequalificati per essere utilizzati nella prevenzione e il contrasto al colera sono solo tre, e nessuno di questi è prodotto dalla società cinese che ha stretto l’accordo con Lusaka. Non è quindi chiaro quale tipo di medicinale verrà prodotto nel futuro impianto zambiano, che potrebbe essere situato nei dintorni della capitale secondo alcune indiscrezioni.
Il presidente Hakainde Hichilema ha preso parte alla firma dell’accordo con l’impresa di Pechino, affermando che la «partnership salverà vite umane, aumenterà la produttività e servirà l’umanità tutta. Il colera – ha proseguito il presidente – rappresenta una minaccia significativa per il Sud del mondo: colpisce 1,3 miliardi di persone a livello globale, causando 2,86 milioni di casi e 95mila morti ogni anno».
Stando a quanto riportato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) con dati aggiornati a luglio, nel 2024 e solo in Africa, il colera, un’infezione diarroica acuta provocata dal batterio Vibrio cholerae, ha fatto registrare più di 112mila casi e oltre 1.900 decessi. Il bilancio sfiora i 400mila contagi e supera le 7.200 morti se si inizia a contare dal gennaio 2022.
Il leader zambiano ha poi ringraziato le autorità cinesi per il sostegno: «Siamo profondamente grati al presidente Xi Jinping e al popolo cinese per la loro collaborazione nel rendere questa visione una realtà», ha detto il capo dello stato in riferimento all’idea di fare dello Zambia un produttore di vaccini. Il capo di stato insiste sul tema da mesi e lo scorso novembre Hichilema aveva anche proposto il paese come sede di un impianto locale per la produzione all’Africa Centre for Disease Control (Africa CDC).
Un futuro con più vaccini
Hichilema, rilanciato dalla stampa locale, ha anche affermato che lo Zambia sarà il primo paese africano a disporre di uno stabilimento per la produzione di vaccini per il colera. Mancando però una data, non è dato sapere, e anzi è poco probabile, se sarà effettivamente così.
Nel 2022 la società sudafricana Biovac ha siglato un accordo con l’organizzazione sudcoreana International Vaccine Institute (IVI) per la cessione delle licenze e dei know-how per la produzione di un siero contro il colera. La fine del processo di sviluppo del farmaco è previsto per il 2026 mentre, come detto, rispetto all’iniziativa zambiana non ci sono date.
L’agente patogeno che provoca il colera si trasmette tramite l’ingestione o il contatto orale con acqua o cibo contaminati dalle feci di persone infette. Le chiavi per la prevenzione della diffusione della malattia quindi, ancor prima della distribuzione dei vaccini, sono soprattutto la corretta gestione delle acque di scarico e l’accesso alla rete fognaria e all’acqua potabile. I cittadini che in Zambia non hanno accesso all’acqua potabile rappresentano il 33% della popolazione mentre il 64% non dispone di servizi igienico-sanitari di base.
A oggi l’Africa è nelle condizioni di produrre appena l’1% dei vaccini consumati localmente. L’Unione Africana mira a incrementare questa quota fino al 60% entro il 2040, mettendo insieme le risorse dei vari paesi ed elaborando dei nuovi strumenti finanziari, come l’African Vaccine Manufacturing Accelerator (AVMA). Questo programma è stato elaborato dall’alleanza internazionale Gavi, l’UA e l’Africa CDC e vuole mettere a disposizione del settore farmaceutico del continente fino a 1,2 miliardi di dollari in dieci anni.