In Zambia uno scandalo legato a un presunto fatto di corruzione ha portato alle dimissioni del ministro degli Esteri Stanley Kakubo, sospettato di aver stretto un accordo commerciale illecito con un uomo d’affari cinese.
Le dimissioni di Kakubo sono arrivate il 26 dicembre, dopo che un video postato sui social network era diventato rapidamente virale. Il filmato ritraeva due persone che contavano mazzette di denaro impilate su un tavolo.
Al video ha fatto seguito l’immagine di una nota scritta a mano e firmata, datata 8 luglio 2022, che indicava uno scambio di 100mila dollari tra una compagnia mineraria cinese e una compagnia mineraria dello Zambia. Sul biglietto erano presenti i nomi del ministro e di un certo signor Zang.
Kakubo, 43 anni, ha subito reagito presentando le sue dimissioni al presidente Hakainde Hichilema, che le ha accettate, e diffondendo un documento nel quale spiegava che la scelta era stata fatta “in considerazione della questione attualmente diffusa dai media riguardo ad accuse dannose su una transazione commerciale tra la mia azienda privata di famiglia e il nostro partner commerciale, con il quale abbiamo ancora buoni rapporti”.
Per Kakubo, che non ha negato di essere uno dei due uomini nel filmato, si sarebbe trattato dunque di una trattativa privata tra una sua società e un’altra impresa. Una “transazione” passata attraverso un tavolino, invece che tramite una banca, e che quindi non comporta nemmeno una tassazione.
Il politico, membro del parlamento dal 2016, ha comunque assicurato che rimarrà fedele al governo.
Ma non è la prima volta che l’ex ministro viene coinvolto in uno scandalo che coinvolge interessi commerciali cinesi. Nel 2022 il quotidiano Lusaka Time aveva pubblicato una foto che lo ritraeva mentre riceveva una borsa da un cittadino cinese non identificato presso la società di proprietà cinese Sinoma Cement.
Hichilema non lo licenziò e il fatto cadde presto nell’oblio.
La Cina è un partner commerciale di primo piano per lo Zambia, primo paese africano ad essere ufficialmente dichiarato in default, nel 2020, per l’impossibilità di ripagare gli interessi sul debito estero, in gran parte proprio nei confronti di Pechino.
Nel paese la Cina detiene notevoli interessi ed esercita una forte influenza. Nel 2022 più di 600 aziende cinesi vi hanno investito oltre 3 miliardi di dollari, secondo i dati dell’ambasciata cinese nel paese.
Uno dei settori cruciali è proprio quello dell’industria mineraria che rappresenta una componente fondamentale per l’economia dello Zambia, in particolare per la produzione di rame, di cui Pechino è il principale importatore.
Un settore per la cui espansione il governo, sotto pressione da parte delle grandi aziende cinesi, si è dimostrato disposto a sacrificare l’ambiente, come nel caso della riserva naturale protetta del Lower Zambezi National Park, uno degli ultimi grandi paradisi naturalistici dell’Africa meridionale, dove a maggio si è iniziato a scavare per fare spazio a una vasta miniera di rame a cielo aperto, gestita da un’opaca società registrata in Zambia che fa capo a un conglomerato cinese.