«È stata fatta la storia». Il presidente dello Zambia Hackande Hichilema ha commentato così un accordo per la ristrutturazione del debito da 3,4 miliardi di dollari in eurobond raggiunto fra il suo governo e un gruppo di creditori privati.
L’intesa segue un precedente memorandum d’intesa da oltre sei miliardi di dollari stipulato lo scorso ottobre con i cosiddetti “creditori ufficiali”, ovvero gli stati, su tutti la Cina, e segna un altro importante passo verso la riconfigurazione del fardello che nel 2020 aveva costretto Lusaka a dichiararsi in default sul debito.
Stando a quanto rende noto l’esecutivo zambiano in una nota, «l’accordo per la ristrutturazione degli eurobond prevede una riduzione essenziale del debito da parte degli obbligazionisti, inclusa la rinuncia a circa 840 milioni di dollari di richieste di indennizzo e un alleggerimento del flusso di cassa (la liquidità dovuta ai creditori, ndr) da 2,5 miliardi di dollari attraverso la riduzione dei pagamenti del servizio del debito» nell’ambito di un programma di sostengo con il Fondo monetario internazionale (FMI) già in corso.
Risorse che servono subito
L’accordo annunciato oggi, che ha ancora una natura preliminare, è importante per diverse ragioni. La prima è che potrà fornire nuovo spazio di manovra economica al governo zambiano, alle prese, fra le altre cose, con una siccità che ha spinto Hichilema a dichiarare lo stato di emergenza nazionale. L’intesa, spiega infatti la nota del governo, «avvicina il paese allo sblocco di risorse vitali per le nostre aspirazioni di sviluppo».
E sviluppo significa anche sfruttamento delle numerose risorse minerarie che si trovano nel sottosuolo dello Zambia, secondo maggior produttore di rame e fra i maggior produttori di cobalto dell’Africa. Questo aspetto è stato sollevato anche dal portavoce del ministero dell’informazione Thabo Steven Kawana, intervistato dall’emittente Bloomberg ore prima che venisse annunciato l’accordo.
Anche in riferimento agli investimenti nel settore minerario e in modo particolar nel cobalto, minerale chiave della transizione energetica, il dirigente ha affermato: «Se finalmente si raggiungerà un patto, allora inizieremo a vedere come verranno implementati tutti i piani che abbiamo per far crescere la nostra economia».
Ma la stipula fra Lusaka e i creditori privati è fondamentale per un altro motivo: si tratta infatti del primo risultato ottenuto nell’ambito del G20 Common Framework, un’iniziativa che è stata lanciata dal Forum dei “20 grandi” con il supporto dell’FMI nel 2020, nel pieno della pandemia di Covid-19 , con l’obiettivo di coordinare i negoziati per la ristrutturazione del debito dei paesi a basso reddito includendo creditori ufficiali e privati.
E, soprattutto, i paesi che non appartengono al gruppo dei creditori tradizionali, ovvero quelli che non rientrano nel Club di Parigi. Il Framework è nato infatti a partire dalla consapevolezza che fra i maggiori creditori dei paesi emergenti e in via di sviluppo, soprattutto in Africa, si sono imposti ormai soggetti nuovi come la Cina, appunto principale creditore di molti stati del continente, e poi l’Arabia Saudita, gli Emirati arabi uniti e la Turchia.
Come detto, Lusaka è il primo successo che può vantare questa piattaforma, ritenuta finora fallimentare da buona parte degli analisti. Anche i negoziati con Lusaka avevano portato a diverse fumate nere. Lo scorso novembre un accordo con i creditori privati era infatti saltato a causa dell’opposizione di quelli ufficiali, su tutti Cina e Francia, che avevano lamentato una mancanza di equità rispetto all’intesa precedentemente siglata dagli stati.
Lusaka, un esempio da non seguire?
Il caso zambiano è di particolare interesse per altri paesi africani che stanno affrontando un processo simile, come il Ghana, che nei prossimi giorni comincerà a negoziare con i privati la ristrutturazione del suo debito da 13 miliardi di dollari. In Zambia hanno suscitato polemiche le parole pronunciate a riguardo della direttrice generale dell’FMI, Kristalina Georgieva.
Ad Accra la dirigente ha infatti esortato il presidente ghanese Nana Akufo-Addo a lavorare per un’intesa equa, evitando così le difficoltà a cui stava andando incontro lo Zambia, che però non aveva ancora raggiunto l’intesa di cui si scrive in questo articolo.
Le dichiarazioni di Georgieva sono state rilanciate dal maggior partito di opposizione, il Patriotic Front (PF): lo Zambia è stato «tradito» dal suo governo, si legge in un comunicato a riguardo, diventando un esempio di come non vanno gestiti dei negoziati e dimenticando dell’interesse nazionale del paese.