La sera dell’11 dicembre il senato dello Zimbabwe ha approvato il disegno di legge per l’abolizione della pena di morte, che nel paese non viene applicata da 20 anni.
La legge entrerà ufficialmente in vigore dopo la firma del presidente Emmerson Mnangagwa che si è sempre dichiarato favorevole alla soppressione della pena capitale, essendo lui stesso stato condannato a morte per aver fatto esplodere un treno durante la guerra d’indipendenza, negli anni Sessanta. Una condanna in seguito commutata in dieci anni di carcere.
Amnesty International, organizzazione che ha fatto dell’abolizione globale della pena capitale una delle sue campagne di punta, ha esortato il presidente a firmare “senza indugio” il disegno di legge e a commutare le condanne degli oltre 60 prigionieri – almeno 81 secondo la World Coalition Against Death Penalty – che si trovano attualmente nel braccio della morte.
Cosa che Mnangagwa ha fatto più volte durante il suo mandato, iniziato nel 2017, concedendo amnistie che convertono le condanne a morte in ergastolo. L’entrata in vigore della legge è dunque da considerarsi certa.
Il quadro generale in Africa
Lo Zimbabwe, fa notare Amnesty, è una delle quattro nazioni africane – insieme a Kenya, Liberia e Ghana – che hanno recentemente adottato “misure positive” verso l’abolizione della pena di morte, ancora in vigore in più di una dozzina di paesi nel continente e in oltre 50 nel mondo.
Dopo la ratifica presidenziale, il paese diventerà la 26esima nazione africana a rimuovere la pena capitale dal proprio ordinamento, l’undicesima negli ultimi 7 anni, mentre almeno altre 15 non eseguono una condanna da almeno 10 anni.
Secondo il Death Policy Information Center, dieci dei 15 paesi che hanno abolito la pena di morte per tutti i crimini dal 2015 a oggi si trovano in Africa: Burkina Faso, Repubblica del Congo, Ciad, Guinea, Sierra Leone, Benin, Zambia, Madagascar, Guinea Equatoriale e Repubblica Centrafricana. A questi vanno aggiunti il Kenya e il Ghana che l’hanno abolita per alcuni crimini.
Sul fronte decisamente opposto la Repubblica democratica del Congo che lo scorso marzo ha annunciato invece la revoca della moratoria in vigore da una ventina d’anni.
Nel continente restano in maglia nera Somalia ed Egitto, gli unici due stati che nel 2023 hanno applicato le sentenze di morte. Il primo con ben 38 esecuzioni eseguite, il secondo con 8, in calo rispetto alle 24 dell’anno precedente.