“Il nostro contesto attuale sta dimostrando che i processi elettorali in Zimbabwe non riescono a servire come un processo che riflette la volontà collettiva del popolo”, ha affermato, attraverso il reverendo Kenneth Mtata, segretario generale dello Zimbabwe Council of Churches (ZCC), la piattaforma delle Chiese protestanti del paese.
“Le elezioni suppletive del 3 febbraio (grazie alle quali il partito al potere, ZANU-PF, si è aggiudicato una maggioranza di due terzi in parlamento, ndr) – hanno affermato i membri del consiglio – hanno ulteriormente aggravato la già scarsa fiducia che l’elettorato aveva nel processo elettorale in Zimbabwe.
“Come Chiesa esortiamo a riconsiderare le nostre azioni politiche e lo svolgimento dei nostri processi elettorali. Ripristinare l’integrità delle elezioni è fondamentale per promuovere una società democratica in cui la voce del popolo rimane una pietra angolare del buon governo. Ciò è fondamentale, considerando le nostre aspirazioni per la trasformazione del nostro paese”.
E in conclusione la dichiarazione del ZCC afferma: “Quando i leader vengono eletti da un piccolo segmento della società, la loro capacità di rappresentare veramente i cittadini viene compromessa”.
“È profondamente preoccupante – prosegue il comunicato – che ora abbiamo membri del parlamento che si sono assicurati le loro posizioni con il sostegno di solo il 10% degli elettori registrati nelle loro circoscrizioni elettorali”.
In effetti, in base ai dati raccolti dalle Chiese, l’affluenza media alle urne nelle circoscrizioni monitorate è stata solo del 23,2%. In confronto, le elezioni suppletive del 26 marzo 2022 – secondo i leader ecclesiali – avevano registrato un esito molto migliore, con un’affluenza alle urne poco inferiore al 50%.
Il risultato delle ultime elezioni parlamentari suppletive consente al presidente Emmerson Mnangagwa di modificare le disposizioni fondamentali della Costituzione, rinforzando il suo potere.
Le elezioni suppletive sono state avviate dopo che Sengezo Tshabangu, autonominato segretario del principale partito di opposizione, la Coalizione dei cittadini per il cambiamento (CCC) – che alle elezioni generali dello scorso 23 agosto aveva ottenuto più di 100 dei 280 seggi – ha costretto alla revoca alcuni dei suoi parlamentari.