Chi gestisce il commercio illegale di oro in Africa meridionale? Come avviene e a beneficio di chi? Lo racconta Gold Mafia, un’importante inchiesta giornalistica dell’unità investigativa di Al Jazeera, pubblicata in quattro parti, che pare destinata a sollevare un nuovo scandalo attorno ai torbidi affari che da decenni ruotano attorno all’oro e al regime dello Zimbabwe.
L’indagine, basata su dozzine di operazioni sotto copertura in tre continenti e migliaia di documenti, rivela l’esistenza di una potente rete criminale con basi in tutto il mondo, capace di riciclare miliardi di dollari grazie a rapporti con funzionari governativi e uomini d’affari. Un commercio che aiuta i governi – quello dello Zimbabwe in particolare – ad eludere le sanzioni internazionali.
Ed è proprio lo Zimbabwe al centro del lavoro giornalistico che dettaglia il meccanismo, semplice e geniale, attraverso il quale ogni mese miliardi di dollari di oro vengono contrabbandati a Dubai, permettendo lo sbiancamento di denaro attraverso una rete di società di comodo, fatture false e funzionari corrotti.
L’oro esportato negli Emirati Arabi viene pagato con dollari da ripulire, importati direttamente o tramite contrabbandieri e depositati presso la banca centrale (Reserve Bank of Zimbabwe), la stessa che attraverso sue sussidiarie, emette licenze per l’acquisto e l’export dell’oro a Dubai.
I riciclatori ottengono così denaro pulito, mentre il governo di Harare, che ha un disperato bisogno di dollari americani per la svalutazione della sua moneta dopo anni di iperinflazione, ottiene valuta preziosa, aggirando le sanzioni occidentali.
Diplomazia a peso d’oro
“Gli schemi di riciclaggio di denaro e contrabbando d’oro coinvolgono uno dei diplomatici più influenti dello Zimbabwe e arrivano fino al presidente e alla sua cerchia”, denuncia Al Jazeera. E “Il governo del presidente Emmerson Mnangagwa utilizza sistematicamente i contrabbandieri d’oro per aggirare la morsa delle sanzioni occidentali imposte al paese”.
Il diplomatico influente è Uebert Angel, ambasciatore generale dello Zimbabwe in Europa e nelle Americhe, nominato personalmente dal presidente nel marzo 2021 con il compito di garantire investimenti internazionali nel paese. Ai giornalisti sotto copertura ha detto che sarebbe stato in grado di far entrare grandi volumi di denaro sporco nel paese utilizzando il suo status diplomatico.
Soldi usati per l’acquisto di oro con la complicità di Henrietta Rushwaya, presidente dell’associazione mineraria zimbawana e nipote di Mnangagwa. Il quale ha approvato le operazioni di riciclaggio, secondo quanto più volte affermato dal diplomatico e dal suo socio in affari, Rikki Doolan, cittadino britannico, musicista e pastore della Angel’s Good News Church, congregazione con filiali in 15 paesi, creata e diretta da Angel.
“Durante gli incontri – si legge nell’inchiesta – Doolan ha affermato che il riciclaggio di denaro non è un problema «fintanto che ungerai le ruote»”.
Henrietta Rushwaya era invece già stata al centro di uno scandalo quando, nel 2020, fu brevemente arrestata mentre cercava di trasportare 6 chili di oro dallo Zimbabwe a Dubai. Al telefono con i reporter sotto copertura ha dichiarato che “il contrabbando di 100 chili di oro ogni settimana non sarebbe stato un problema”.
Ma non è solo l’oro il filtro per la riqualificazione del denaro sporco. Uebert Angel ha anche proposto di utilizzare i soldi da ripulire per costruire nuove infrastrutture turistiche vicino alle Cascate Vittoria. Un piano di sviluppo edilizio lanciato dal governo nel 2022, duramente contestato dell’Unesco e dalle organizzazioni ambientaliste.
Gang in competizione
Ma in Zimbabwe non opera soltanto Angel. Un altro grande trafficante è l’uomo d’affari Kamlesh Pattni, già accusato – e mai condannato – negli anni ’90, nell’ambito dello scandalo Goldenberg, per aver sottratto 600 milioni di dollari dall’erario del Kenya, sempre attraverso un piano di contrabbando d’oro, in quel caso proveniente dalla Rd Congo.
L’operazione sotto copertura di Al Jazeera svela che Pattni è coinvolto in una truffa simile in Zimbabwe, da dove esporta oro a Dubai riciclando poi sia il denaro che il metallo prezioso attraverso le sue due società ad Harare e negli Emirati Arabi.
Nel paese dell’Africa meridionale però, Pattni deve confrontarsi con la concorrenza di Ewan Macmillan – detto anche Mr Gold – e del suo socio in affari Alistair Mathias. Così come Pattni e altri trafficanti, Macmillan lavora con la raffineria statale dello Zimbabwe, Fidelity. «C’è un’opportunità, una grande opportunità per lavare i soldi qui», ha detto ai giornalisti. «Posso dare oro al mio partner a Dubai e lui può pagarti ovunque nel mondo».
Il partner è appunto il canadese Alistair Mathias, l’esperto del riciclo di denaro, servizio sfruttato da persone di tutto il mondo, dai russi ai politici africani. Tra i paesi da cui lui e Macmillan possono “esportare”, ha elencato Ghana, Sudafrica e Zambia, per cifre che si aggirano, sostiene Mathias, tra i 70 e gli 80 milioni di dollari ogni mese.
Infine Simon Rudland, operativo nel riciclaggio di denaro attraverso sue società in Zimbabwe e Sudafrica. Rudland è uno degli uomini più ricchi e potenti dello Zimbabwe, proprietario di Gold Leaf Tobacco, uno dei maggiori marchi di sigarette dell’Africa meridionale.
Leggi Gold Mafia su Al Jazeera:
episodio 1
episodio 2
episodio 3
episodio 4