Le opposizioni politiche in Zimbabwe possono tornare a respirare, almeno per un momento: dopo 595 giorni di contestata detenzione la giustizia di Harare ha infatti ordinato il rilascio di Job Sikhala, attivista carismatico molto noto nel paese, ex deputato e dirigente della Citizens Coalition for Change (CCC), appunto la principale formazione contraria al governo dello Zimbabwe.
La liberazione del politico, 51 anni, nativo della provincia sud-orientale di Masvingo, giunge nel contesto di una condanna a due anni di carcere con pena sospesa con l’accusa di incitamento alla violenza. Questo significa che Sikhala, che era stato arrestato nel giugno 2022, è stato ritenuto colpevole di quanto gli viene imputato ma che può comunque uscire dal carcere alla luce di alcune condizioni. La sospensione della condanna ha una durata di cinque anni. Sikhala sta comunque affrontando altri procedimenti giudiziari per altre accuse, fra le quali diffusione di falsità, e dovrebbe tornare in tribunale già nei prossimi giorni.
L’addio di Chamisa alla CCC
Il rilascio del politico giunge nel pieno di una fase complicata per la CCC, segnata dalle dimissioni del suo presidente Nelson Chamisa, annunciate la settimana scorsa. La decisione del leader dell’opposizione segue una serie di controverse epurazioni dal parlamento di deputati del partito, frutto, secondo le accuse della CCC, di una manipolazione ordita dal governo. Questa dinamica segue a sua volta le contestate elezioni presidenziali dello scorso agosto, che hanno visto la rielezione per un secondo mandato del presidente Emmerson Mnangagwa e l’ennesima riconferma al potere dell’Unione Nazionale Africana di Zimbabwe – Fronte Patriottico (ZANU-PF), saldamente alla guida del paese dal 1980.
L’esito delle consultazioni non è riconosciuto da buona parte delle opposizioni e della società civile locale. Lo svolgimento del voto non si è tenuto in linea con gli standard regionali o quanto stabilito dalla stessa costituzione dello Zimbabwe anche secondo la Comunità di sviluppo dell’Africa meridionale (SADC), mentre anche Stati Uniti e Unione europea hanno lamentato violazioni dei diritti dei cittadini e mancanza di trasparenza e correttezza.
Sikhala è anche un avvocato ed è stato arrestato per ragioni politiche oltre 60 volte dagli annui ’90 a oggi, anche con le accuse di tradimento, che in Zimbabwe prevedono il carcere a vita ma per le quali è stato prosciolto. A dicembre il settimanale panafricano online The Continent ha inserito l’attivista fra le personalità africane dell’anno, alla luce della sua determinazione nel denunciare gli abusi del governo.
Processo politico
Secondo la società civile locale e diverse ong internazionali, come Amnesty International e Human Rights Watch (HRW), Il processo ai danni dell’attivista è stato politicamente motivato e va collocato in una più ampia strategia del governo per reprimere il dissenso. Un’attivista ascoltato da HRW ha evidenziato come le condanne ai danni degli oppositori assumano ancora più importanza alla luce del processo di riforma della legge elettorale al momento in discussione al Senato. Il provvedimento, una volta approvato, impedirebbe a persone condannate per alcuni specifici reati di candidarsi alle elezioni. Nel corso del procedimento il politico è stato anche accusato e poi assolto per le accuse di intralcio alla giustizia.
Sikhala era detenuto nel carcere di massima sicurezza di Chikurubi, l’istituto della capitale Harare le cui condizioni sono state più volte descritte come disumane. Secondo diverse ricostruzioni inoltre, durante la detenzione il politico è stato tenuto in isolamento, mentre tutte le richieste di rilascio su cauzione sono state respinte nonostante le sue precarie condizioni di salute, che lo hanno anche costretto a operarsi lo scorso novembre. In quell’occasione destò scalpore una foto che ritraeva l’attivista incatenato ai piedi anche durante l’intervento chirurgico.
Sikhala ha inoltre riferito ai media locali di essere stato rilasciato nel cuore della notte di martedì, al contrario della mattinata di mercoledì come inizialmente previsto, e di aver quindi temuto che si trattasse solo di un escamotage per farlo poi arrestare dai servizi di sicurezza. I legali dell’uomo hanno già annunciato che faranno ricorso contro la condanna.
Scenari futuri
Il rilascio dell’attivista è indubbiamente una buona notizia per le opposizioni dello Zimbabwe. Resta da capire quale sarà il suo ruolo in questa nuova fase di sostanziale smantellamento della CCC, partito fondato da Chamisa nel 2022 dopo una lo scioglimento della coalizione Movement for Democratic Change Alliance (MDC-A), pure avvenuto in modo assai controverso.
Alcuni noti commentatori politici del paese – come l’ex ministro e fuoriuscito dallo ZANU-PF Jonathan Moyo – si sono già lanciati in alcune ipotesi sulla creazione di nuove formazioni politiche. Immaginare una sua leadership all’interno del contenitore della CCC è invece difficile, soprattutto perché il partito si sta disintegrando dall’interno dopo la misteriosa ascesa del sedicente segretario generale Sengezo Tshabangu, protagonista delle epurazioni dei parlamentari della CCC che hanno già portato a due elezioni suppletive, una che si è svolta a dicembre e una che si terrà nei prossimi giorni.