Elezioni in Zimbabwe: tutto come da consolidato copione.
La sera del 26 agosto la Commissione elettorale (ZEC) ha confermato un secondo mandato di cinque anni per il presidente in carica, l’80enne Emmerson Mnangagwa, dichiarandolo vincitore con circa il 52,6% dei voti.
Il suo più diretto oppositore, Nelson Chamisa (45 anni), che guida la Coalizione dei cittadini per il cambiamento (CCC), avrebbe ottenuto il 44% dei consensi.
Risultati contestati duramente da Chamisa che ha denunciato una «frode palese e gigantesca», sostenendo che il suo partito non accetterà i risultati, rivendicando la vittoria e annunciando che formerà un governo parallelo.
“La sofferenza continua”: Mnangagwa dichiarato vicitore delle elezioni, titolava ieri sul suo sito il quotidiano New Zimbabwe, raccontando la sofferenza della popolazione, prostrata da decenni di crisi economica e monetaria, corruzione, autoritarismo e disoccupazione.
Nessun comunicato appare al momento nel sito ufficiale della ZEC riguardo l’annuncio dei risultati presidenziali.
Le elezioni – presidenziali, parlamentari e locali – si sono svolte il 23 agosto, ma l’apertura di alcuni seggi nelle roccaforti elettorali dell’opposizione è stata prolungata anche il 24 agosto, perché il materiale per il voto era arrivato solo nel tardo pomeriggio del giorno prima.
L’annuncio della ZEC, arrivato tre giorni prima del termine previsto, è stato contestato da Chamisa che ha parlato di dati «assemblati frettolosamente senza un’adeguata verifica».
Accuse respinte da Mnangagwa che ha invitato gli oppositori a rivolgersi alle sedi competenti, insistendo sul fatto che le elezioni si siano svolte «in modo trasparente, equo e alla luce del sole».
Non proprio dello stesso avviso le organizzazioni per i diritti umani, Human Rights Watch in testa, che già alla vigilia sosteneva l’esatto contrario.
Sulla stessa linea gli osservatori dell’Unione Europea e del Commonwealth e, per la prima volta, anche quelli della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC), secondo cui le elezioni non si sono conformate agli standard regionali e internazionali.
Già durante il voto gli osservatori hanno elencato una serie di preoccupazioni, tra cui il divieto di manifestazioni dell’opposizione, problemi con le liste elettorali, copertura parziale da parte dei media statali e intimidazione degli elettori.
Gli osservatori africani, in particolare, hanno anche espresso preoccupazione per le attività di un’organizzazione affiliata al partito al potere da 43 anni, lo ZANU-PF, chiamata Forever Associates of Zimbabwe (FAZ), i cui attivisti hanno allestito tavoli nei seggi elettorali e registrato i dati personali dei votanti.
Il capo della missione dell’Unione Africana, l’ex presidente nigeriano Goodluck Jonathan, ha affermato che le attività della FAZ dovrebbero essere considerate «reati penali».
Non era mai successo che i gruppi di osservazione africani denunciassero con tanta chiarezza la scorrettezza del voto.
A conferma, due gruppi di osservatori locali – l’Election Resource Centre (ERC) e il Zimbabwe Election Support Network (ZESN) – hanno denunciato un blitz della polizia che è entrata nei loro data center e ha arrestato personale e volontari. E che ora non sono più in grado di verificare in modo indipendente i risultati.
A seggi aperti, la polizia aveva effettuato altre irruzioni nelle sedi di voto arrestando più di 40 attivisti della società civile incaricati di monitorarne l’andamento.
Sull’esito delle elezioni è intervenuto ieri anche il segretario generale delle Nazioni Unite che si è detto preoccupato per «l’arresto di osservatori, le denunce di intimidazione degli elettori, le minacce di violenza, molestie e coercizione» nel paese.
Antonio Guterres ha anche chiesto a tutte le parti di «risolvere pacificamente qualsiasi controversia attraverso canali legali e istituzionali consolidati» e di appianare i contrasti «in modo equo, rapido e trasparente, per garantire che i risultati riflettano fedelmente la volontà del popolo».
A votare si è recato il 69% dei 6,6 milioni di iscritti, ha detto la Commissione elettorale.
Che a breve dovrebbe pubblicare anche i risultati delle legislative e delle amministrative locali. Risultati che, c’è da scommettere, riconfermeranno lo ZANU-PF come partito di maggioranza. (MT)