Lo Zimbabwe ha iniziato a ridistribuire la terra inutilizzata che è stata concessa agli agricoltori neri durante le sanguinose riforme agrarie intraprese dal presidente Robert Mugabe nei primi anni 2000 come risposta all’eredità coloniale.
Lo ha dichiarato il ministro dell’agricoltura Anxious Masuka. «Coloro che possiedono più poderi», ha sottolineato, «o quelli i cui poderi sono abbandonati, sono esposti all’esproprio. I terreni così liberati saranno ridistribuiti ai contadini alle prime armi, che sono in lista d’attesa stabilita dalle ultime riforme».
Il governo non si riapproprierà delle fattorie produttive, ha aggiunto.
L’esproprio forzato voluto da Mugabe nel 2000 mirava a riparare le disuguaglianze risultanti dalla colonizzazione britannica. Ma, in realtà, a beneficiare di questa redistribuzione sono state le élite vicine al potere.
I nuovi proprietari, scarsamente addestrati e scarsamente attrezzati, avevano lasciato vaste aree di seminativi abbandonate e il paese soffriva di una cronica carenza di cibo.
Dopo la caduta di Robert Mugabe nel 2017, il suo successore, Emmerson Mnangagwa, aveva adottato un discorso riformista e aveva promesso di sanare le ferite delle riforme agrarie, anche per risarcire gli agricoltori espropriati, creando non pochi malumori soprattutto all’interno del partito al potere, la Zanu-Pf.
La sua, però, non è stata una mossa azzardata. Risarcire i latifondisti bianchi, infatti, era l’unico modo per svincolare il paese dalle sanzioni inflitte dalla comunità internazionale. Sanzioni che pesano sullo Zimbabwe dal 2002, e che in questi anni ne hanno limitato la possibilità di fare affari all’estero, bloccando in particolare la crescita di alcune società in cui hanno interessi diretti esponenti del governo e personalità vicine a Mnangagwa.
Ad alcuni agricoltori bianchi è già stato permesso di reclamare la terra attraverso partenariati locali, ha detto Musaka.
«Non ci sono criteri specifici nella ridistribuzione», ha precisato Vangelis Haritatos, viceministro dell’agricoltura. «Quello che vogliamo è un sistema equo per il maggior numero di persone. Vogliamo raggiungere l’autosufficienza alimentare».
Una volta conosciuto come il granaio dell’Africa, lo Zimbabwe ora soffre di carenze croniche di cibo, mentre un quarto del milione di agricoltori è in lista d’attesa per la terra.
Secondo il Famine Early Warning Network, circa 10 milioni di cittadini dello Zimbabwe sui 15 milioni totali (ovvero due terzi della popolazione), sono a rischio di fame dopo una deludente stagione delle piogge. Il paese da anni dipende fortemente dai donatori per le sue forniture alimentari.