Nuova stretta in Zimbabwe sulle ong e sul lavoro dei gruppi della società civile. Dopo aver annullato i permessi per esercitare le loro attività a 291 organizzazioni non governative, il 1 febbraio il parlamento ha approvato una legge (Private Voluntary Organizations Amendment Bill) che vieta alle organizzazioni di impegnarsi in politica e consente allo Stato di interferire nella loro governance, gestione interna e finanziamenti.
Coloro che violano le nuove disposizioni, che per entrare in vigore dovranno essere firmate dal presidente Emmerson Mnangagwa, rischiano fino a un anno di carcere e la chiusura dell’organizzazione.
Il ministro della giustizia Ziyambi Ziyambi ha affermato che la legge è «una misura necessaria per migliorare l’amministrazione, la responsabilità e la trasparenza» degli enti che operano nel paese. E ha accusato alcuni di «finanziare partiti politici».
Il ministro ha usato toni particolarmente duri nei confronti delle organizzazioni, dipinte come criminali. «Non possiamo correre il rischio che enti di beneficenza di carattere pubblico vengano utilizzati come copertura per furto, appropriazione indebita, evasione fiscale, riciclaggio di denaro o attività politiche di parte», ha detto Ziyambi al senato.
Gruppi per i diritti e partiti di opposizione lamentano un aumento della repressione del governo contro il dissenso mentre il paese si avvia verso le elezioni generali di agosto.
Per Musa Kika, un avvocato per i diritti umani che dirige il Forum delle ong per i diritti umani dello Zimbabwe, «le conseguenze per il paese saranno disastrose». «Questa legge è incostituzionale» ha detto, «e viola i diritti fondamentali dei cittadini».
Sulla nuova normativa è intervenuta anche Priscilla Sampil, direttrice per lo Zimbabwe dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid). L’alto funzionario ha avvertito che la legislazione potrebbe avere gravi conseguenze e che i programmi dell’agenzia con le ong locali saranno gravemente compromessi se Mnangagwa firmerà il disegno di legge. Con circa 18mila persone che perderanno il lavoro.
Usaid, uno dei maggiori finanziatori del paese, dal 1980 ha fornito 4,5 miliardi di dollari a sostegno di progetti per acqua e servizi igienico-sanitari, Hiv/Aids e altri problemi relativi alla salute.
A chiedere al presidente di non firmare sono anche grandi organizzazioni internazionali per i diritti umani, come Amnesty International e Human Rights Watch.