Una persona è morta trafitta da una lancia e 17 sono state gravemente ferite ieri pomeriggio, 27 febbraio, dopo che una banda composta da giovani del partito al potere, lo Zanu-Pf, armati di machete e spranghe, ha attaccato i sostenitori della Coalizione di cittadini per il cambiamento (Citizens Coalition for Change – Ccc) di Nelson Chamisa, interrompendo un raduno a Kwekwe, a nord-est di Harare.
Il portavoce del partito, Fadzayi Mahere, ha incolpato il vicepresidente Constantino Chiwenga per le violenze esplose pochi istanti dopo l’arrivo di Chamisa. Su twitter ha citato una dichiarazione di Chiwenga che avrebbe incitato all’odio annunciando che lo Zanu-Pf «distruggerà il Ccc come i pidocchi». «Condanniamo l’uso della violenza da parte del regime contro i nostri membri», ha affermato Mahere. «Questo incitamento alla violenza non dovrebbe avere posto in una democrazia costituzionale. La violenza contro i cittadini non è accettabile. Abbiamo bisogno di nuovi leader».
Il giorno prima la polizia ha usato cani e gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere un altro raduno del partito di Chamisa a Gokwe, a sud-ovest di Harare, mentre a pochi chilometri di distanza il presidente Emmerson Mnangagwa, segretario dello Zanu-Pf, pronunciava un discorso pubblico senza ostacoli. Chamisa era accompagnato dal suo vice, Tendai Biti, e da altri alti funzionari del partito in un raduno approvato dall’Alta corte nonostante le restrizioni ai raduni – non più di cento persone – dovute al Covid.
Le elezioni suppletive sono considerate un banco di prova per le elezioni generali che si terranno in Zimbabwe nel 2023.